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Dall’esordio di Pato al deserto degli attaccanti

DiGabri Shaka

Apr 14, 2018 #Pato, #Shevchenko
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Il 13 gennaio 2008 faceva il suo esordio, in un Milan – Napoli, Alexandre Pato. Brasiliano di belle speranze, acquistato per prendere l’eredità di Shevchenko, al fianco di Kakà e Ronaldo quella sera fece brillare gli occhi dei tifosi e illuminò lo stadio con un gol e giocate straordinarie. Un nuovo Crack sembrava essere sbocciato, purtroppo tutti noi sappiamo come poi è andata finire.

Nonostante la sua carriera non abbia rispettato le premesse, dieci anni dopo possiamo dire che il Papero è stato l’ultimo attaccante fuoriclasse e di prospettiva acquistato dal Milan. Se escludiamo la breve parentesi Ibrahimovic, giocatore già affermato, non vediamo esplodere a San Siro alcun talento da troppi anni.

E non è che da Milanello non siano passati attaccanti: Huntelaar, Robinho, El Shaarawy, Maxi Lopez, Niang, Cassano, Bojan, Pazzini, Balotelli, Petagna, Destro, Menez, Bacca, Luiz Adriano, Torres, Lapadula. Una lista che crea vertigini, una serie di giocatori che, complice una situazione societaria complicata e scelte tecniche discutibili, non hanno reso come ci si aspettava.

La rivoluzione targata made in China dell’Estate 2017 sembrava poter riportare al Milan un nuovo attaccante di grande livello, ma dai Morata e dagli Aubameyang ci siamo trovati Kalinic, Andrè Silva e un inaspettato Cutrone, i quali hanno fatto registrare sommati 30 gol fra tutte le competizioni. Per avere un rapporto, Icardi da solo ne ha fatti 24 (senza coppe), Immobile 38 e Dzeko 20. I numeri condannano in maniera spietata il parco attaccanti milanista.

Ovviamente hanno delle giustificazioni: in primo luogo il marasma creato da Montella non ha aiutato nessuno ma soprattutto il gioco del Milan, da anni, non favorisce il terminale offensivo: il 4-3-3 che nelle ultime stagioni distingue il Diavolo presenta degli interpreti che non faranno mai, per la loro natura, le fortune di un bomber. Tuttavia, da Kalinic e Andrè Silva ci si aspettava qualcosa in più e sono convinto che un vero top player avrebbe avuto un rendimento migliore.

A Mirabelli e a Gattuso si pone così un rompicapo: come ovviare a questa sterilità offensiva? Le strade da intraprendere sono due. O si cambia modulo e i suoi interpreti in modo tale da avere una fase offensiva più concreta oppure acquistare una punta di peso, un cosiddetto animale d’area di rigore. Il mercato, ora come ora, non offre molto: esclusi gli irraggiungibili, i nomi più fattibili sarebbero Cavani, che potrebbe voler cambiare aria ma il cui costo sembra proibitivo, Dzeko (sempre se avrà voglia di abbandonare Roma dopo l’impresa col Barcellona) e Belotti, ammesso che Cairo sia disposto a rivedere il prezzo. Io ho una mia suggestione: Mandzukic, che anche contro il Real ha fatto vedere la differenza tra un campione e Dybala.

In attesa delle decisioni Uefa, per capire come il Milan potrà muoversi sul mercato non ci resta che sperare che il nostro D.S. abbia le idee chiare e continuare a sostenere le nostre punte. Non si sa mai che i nuovi campioni che ci ruberanno il cuore non siano proprio Silva e Cutrone.

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