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Supercalifragilistichespiralidoso: Alessio Cerci

DiNils

Mar 5, 2019 #Cerci
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Il Robben de noantri / il Robben di Valmontone, così è stato simpaticamente definito questo ragazzo riccioluto troppo incostante per diventare fortissimo, ma abbastanza forte da attirare l’attenzione di squadre importanti.

Alessio Cerci, classe 1987, si fa inizialmente notare nella Primavera della Roma, con la quale vince il titolo di campione d’Italia nel 2004/2005. Capello lo fa esordire in serie A il 16 Maggio 2004 a soli 16 anni e mezzo. Esploderà però altrove, dopo una serie di prestiti in giro per l’Italia. Brescia, Pisa, Atalanta, poi acquistato dalla Fiorentina, poi dal Torino. Carattere non facile, non si legherà molto a nessuna piazza, anzi qua e là non mancheranno i dissidi con le varie tifoserie.

Mancino naturale, tecnico e rapido (quando al massimo della forma), malgrado fosse una specie di tornante che non torna, Alessio Cerci è stato, per alcune stagioni, un giocatore devastante. In particolar modo con la maglia granata addosso, con la quale fece complessivamente circa 20 gol in 70 partite. Dalla fascia sapeva accentrarsi con destrezza per poi scaricare in porta un tiro micidiale che non di rado si tramutava in gol.

Come spesso accade, però, l’uomo è incontentabile e tende a cambiare città anche quando si trova a vivere una situazione pressochè ideale, come era per Alessio Cerci in quel di Torino. Alla ricerca poi di cosa? La risposta, supponiamo, è di poche lettere. Ma nel volgere di poco tempo, sarà il nuovo contesto, sarà il Feng Shui sfavorevole, sarà quel che sarà, la magia non si ripete. Tutto diventa assolutamente non speciale, normale, perfino mediocre. Si attenuano i riflettori, l’umore va giù, borbotti, sbuffi e il passato non ritorna più.

Nel suo peregrinare, prima di compiere 30 anni a un certo punto gli capitò di giocare nel Milan, facendo (poco) sperare e (molto) disperare i tifosi rossoneri. Bottino finale, non entusiasmante, di 1 gol in 29 partite. Nè InzaghiMihajlovic riuscirono a farlo rendere al meglio. Non era un grande Milan, va detto, ma non era neanche un grande Cerci.

Nel gennaio 2016 passò al Genoa, successivamente all’Hellas Verona. Invero nulla di indimenticabile. Poi in Turchia, nell’Ankaragucu, una squadra di medio-bassa classifica, infine Salerno, dove ritrova mister Ventura, colui che seppe valorizzarlo al meglio. Intanto si è costruito una bella famiglia, che di recente si è arricchita di due gemelli. Felicitazioni!

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