A ritmi serratissimi (ma potrebbe durare poco)

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pallonidacalcio

C’è chi pensa che riprendere il campionato con una pandemia in forte via di attenuazione sia un’assurdità, chi si lamenta degli altri sport che sono stati dimenticati, chi semplicemente desidera tornare ad assistere a una partita di calcio. Anche se solo da casa. Chi non gliene frega niente del calcio, chi non vede l’ora di poter tornare ad avere uno stipendio. Senza entrare nel merito di ognuna delle decisioni recentemente prese dal consiglio della FIGC (come tutti, alcune le condivido, altre no), la mia opinione è che si poteva tranquillamente riprendere anche prima di adesso.

Non si tratta di mettere lo sport prima della salute, si tratta di mettere la vita prima della paura di correre dei rischi. Che è immensa, da parte di quell’entità superiore chiamata comitato tecnico scientifico. Le regole stabilite (la quarantena obbligatoria per tutta la squadra in caso di una positività), all’insegna di una prudenza iperapprensiva che non vuole accettare alcun rischio, fanno sì che la prospettiva di ripartenza possa essere effimera, facilmente cancellabile da un protocollo. Da qualcuno che ti dice che la scuola sarà chiusa se ci sarà anche solo un bambino con il raffreddore (perchè per un atleta in genere di questo si tratta). Non so se qualcosa cambierà riguardo la quarantena, staremo a vedere. E’ comunque evidente che basta poco per far crollare il castello di ottimismo di chi spera che il campionato potrà concludersi senza ricorrere a playoff e playout o a stratagemmi matematici.

128 incontri da giocare in due mesi sono la mole residua di partite più grande di qualsiasi altro campionato edizione 2019-2020. Lecito pensare che quelli più in ritardo siamo noi italiani perchè si è aspettato troppo per ripartire. Eppure qualcuno avrebbe aspettato volentieri ancora un pò, forse per essere sicuro di veder morire un intero settore, per vedere sul lastrico tutti quelli che nel mondo del calcio, e intorno ad esso, lavoravano quotidianamente. Invece si proverà a ripartire, a salvare il salvabile, a pensare positivo, ma senza accettare alcun rischio, o quasi. Sperando nella buona sorte.

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