Dejan Savicevic, il genio che venne dai Balcani

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Dejan Savicevic, talento montenegrino nato a Titograd (Montenegro) nel 1966, gioca nel Milan a partire dalla stagione 1992/93, dopo aver militato nella Stella Rossa di Belgrado per 4 stagioni riuscendo a vincere 1 coppa nazionale, 3 campionati, 1 Coppa dei Campioni ed 1 Coppa Intercontinentale. Berlusconi lo porta a Milano sborsando all’incirca 10 miliardi di lire, cifra monstre per l’epoca, dopo essersene innamorato vendendolo giocatore proprio contro il Milan (per altro in condizioni precarie) nel match ad eliminazione diretta della Coppa dei Campioni del 1988, nel quale i rossoneri riescono faticosamente a qualificarsi, dopo i calci di rigore, in una partita di ritorno che venne dapprima sospesa ed infine rigiocata, a causa della nebbia. Savicevic, assieme al talento Stojkovic, risultarono i migliori in campo, mettendo in evidenza tutta la loro qualità cristallina.

Fresco di un secondo posto al Pallone d’Oro, nel 1992 Dejan approda al Milan allenato all’epoca da Fabio Capello, nel frattempo subentrato ad Arrigo Sacchi, indossando la gloriosa maglia numero 10 fino al 1998 e contribuendo alla vittoria di 3 Scudetti, 1 Supercoppa Italiana, 1 Supercoppa Europea e, soprattutto, 1 Coppa dei Campioni: quella del 1993/1994, contro il Barcellona di Cruyiff, partita in cui si rese protagonista di una prestazione epica, realizzando un gol di rara bellezza, confezionato con un pallonetto da posizione improbabile, ai danni del portiere blaugrana Zubizarreta. Il Milan vinse quella Coppa stracciando per 4-0 un avversario che partiva col favore del pronostico, anche a causa di alcune defezioni importanti tra le fila dei rossoneri, che servirono invece a galvanizzare ulteriormente i campioni a disposizione di mister Capello. Il rapporto tra Savicevic e quest’ultimo non fu certo privo di attriti, a causa di un rendimento talvolta altalentante del talento montenegrino, capace di trascinare la squadra alla vittoria così come di risultare indolente per lunghi tratti di una partita, senza incidere in maniera determinante. Del resto lui era così: un genio che non sempre usciva dalla lampada ma che quando lo faceva risultava quasi sempre micidiale e decisivo. Il suo mancino soffice, il dribbling in velocità, la sua visione di gioco e i movimenti rapidi a testa alta sono un marchio di fabbrica che ancora oggi i tifosi rossoneri non più giovanissimi si ricordano bene.

Dopo aver lasciato il Milan nel 1998 ed aver segnato il suo ultimo gol in maglia rossonera in un derby di Coppa Italia contro l’Inter, approderà dapprima alla Stella Rossa, nella quale colleziona 3 sole partite, e poi al Rapid Vienna, nel quale disputa 2 stagioni, falcidiato da infortuni che ne condizionano il rendimento. Lascia il calcio giocato nel 2001, per poi lavorare nell’ambito della federazione montenegrina, dapprima come CT della nazionale, poi come dirigente ed infine nel ruolo di Presidente della Federazione. Nel mese di Settembre del 2016 ha compiuto 50 anni, spesso torna in Italia, essendo rimasto in ottimi rapporti con la dirigenza milanista, e non si sottrae dal rilasciare qualche dichiarazione, nel suo italiano stentato ma simpatico, con quegli occhi da eterno ragazzino che ti guardano furbescamente di traverso. Del Berlusconi che fu dice: “Mi era vicino, mi aiutava nei momenti difficili. Senza di lui sarebbe finita presto: dopo il primo anno tutto lo staf tecnico era contro di me, dicevano che non mi ero integrato, che non parlavo la lingua, ma Berlusconi disse: “Resta”. E del Milan passato nelle mani dei cinesi afferma: “Ancora non ci credo.” Caro e indimenticato Dejan, chissà che anche stavolta tu non abbia avuto un colpo di genio.

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