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Gattuso come Willy Garbutt. Curiose analogie numeriche (e di carattere) fra due uomini di calcio

DiNils

Mar 3, 2018 #Gattuso
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«[..] Se tra voi c’è qualche fuori-classe lo sopporterò, altrimenti per fare una grande squadra mi accontenterò dei grandi giocatori, cioè di quei giocatori che hanno un grande entusiasmo, il coraggio grande e il cuore grande. Chi non ha queste virtù non è un grande giocatore, e neanche un mediocre giocatore. Per quanto mi riguarda può vestirsi ed andarsene subito. Quelli che intendono restare devono farsi trovare tra dieci minuti, in tenuta atletica, nella mia stanza perché voglio stringere loro la mano e conoscerli personalmente» Queste parole le avrebbe pronunciate Willy Garbutt, allenatore (inglese) del Milan nel breve arco di tempo che va dal 01.12.1936 al 30.06.1937. Un lampo nella carriera di quello che fu un centrocampista (ala) del Blackburn e dell’Arsenal e poi allenatore, soprattutto, del Genoa. Il caso vuole che mister William Garbutt sia nato il 9 gennaio, proprio come Gennaro Gattuso. Il caso vuole, ancora, che abbia cominciato ad allenare il Milan in autunno, il 01 dicembre 1936. Gattuso ha cominciato ad allenare la prima squadra rossonera il 27 novembre 2017, anche qui la differenza di date è minima. Il mister inglese durò sulla panchina del Milan fino al 30 giugno 1937. Gattuso doveva durare fino al 30 giugno 2018, ma come sappiamo i risultati ottenuti hanno fatto sì che il suo incarico fosse prolungato. Come Gattuso, Garbutt era un uomo di una tempra eccezionale. E questo non è un caso.

Approfondiamo un pò la storia di questo signore inglese, che per il calcio italiano fu più importante di quello che si possa immaginare. A lui, che fu praticamente il primo allenatore professionista in Italia, si deve l’uso del termine ”mister”, e addirittura (pare l’abbia introdotta lui) l’abitudine di farsi la doccia calda a fine allenamento.. Prestava molta attenzione alla preparazione fisica ma anche all’aspetto tattico. I suoi giocatori furono i primi a lavorare sul perfezionamento dei fondamentali del dribbling e del colpo di testa; inoltre dovevano anche allenarsi a colpire il pallone con entrambi i piedi.

Innovazioni a parte, fu anche, e soprattutto, un vincente: il suo primo scudetto vinto con il Genoa è nel 1914-15. Poi scoppia la prima Guerra Mondiale ed è costretto a tornare in patria, dove si arruola. Partecipa al primo conflitto mondiale con onore e alla fine della guerra accetta di tornare sulla panchina del Genoa, dove vince altri due scudetti. Nel frattempo, anche grazie a lui, in Italia il movimento calcistico cresce in maniera evidentissima: nuove società sorgono dappertutto come funghi. La figura dell’allenatore assume un’importanza sempre maggiore e di conseguenza cresce anche lo stipendio. Dopo il Genoa, Willy Garbutt passa sulle panchine di Roma e Napoli dove riesce a fare abbastanza bene, vince una Coppa Coni coi giallorossi e ottiene alcuni terzi posti coi campani. Successivamente va in Spagna e torna a vincere qualcosa di importante: il campionato (la Liga) con l’Atletico Bilbao. Ed ecco che si imbatte nel Milan, ingaggiato dal presidente Emilio Colombo: non è una storia d’amore ma nei pochi mesi in panchina fa terminare la squadra al quarto posto finale e vince una Coppa Primato. Fine della sua breve parentesi rossonera. Ma in Italia fu anche consigliere di Vittorio Pozzo e Capo della Commissione Tecnica nella nostra nazionale. Per Pozzo Garbutt era «un’ottima persona, serio, lavoratore, competen­te, innamorato dell’Italia».

Ebbe la sfortuna di trovarsi due guerre mondiali nel mezzo della vita. Nel corso del secondo conflitto, fu internato come cittadino di Paese nemico. Sua moglie morì nel corso di un bombardamento per mano degli inglesi suoi connazionali e negli anni successivi fu lui ad avere problemi di salute, anche seri. Nel ’46 tornò per l’ennesima volta sulla panchina del Genoa, ma i rossoblu non erano più competitivi come un tempo e nel ’48 Garbutt venne tristemente esonerato. Prima di lasciare l’Italia per tornare nella sua patria, abbracciò forte tutti i suoi ultimi giocatori. Nel febbraio del ’64 la sua morte, in Inghilterra.

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