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Gigi Lentini, indimenticabile talento lunatico

DiNils

Mar 27, 2023 #Lentini
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lentini

Figlio di siciliani emigrati in Piemonte, Gianluigi Lentini è stata una stella del calcio molto splendente, ma altrettanto effimera. La sua luce in campo, ai massimi livelli, è durata meno di quanto avrebbe potuto durare, per colpe sue ma non solo. Fu, soprattutto, un terribile incidente automobilistico a rallentargli la carriera, di fatto a limitargliela.

Imprevedibile in campo come nella vita, dal carattere un po’ controverso: testardo, schivo, lunatico, amante delle auto sportive come delle belle donne, nel periodo di massima notorietà Gigi era visibilmente pervaso da una certa voglia di trasgressione. Per alcuni anni la sua immagine pubblica pareva quasi lo specchio di George Best.

Esordisce in serie A giovanissimo, appena 17enne, il 23 novembre 1986, con la maglia del Torino di Gigi Radice. Numero 11 o 7 che dir si voglia, Gianluigi Lentini è considerato da alcuni il primo vero esterno moderno. Con il suo dribbling devastante, un pò alla Leao se vogliamo, riusciva a coniugare velocità ed eleganza, scioltezza e fantasia. Ambidestro, sapeva giocare a destra come a sinistra, bravo a servire i compagni come a concludere l’azione personalmente.

Dopo una breve ma importante esperienza in B con l’Ancona, Lentini torna al Torino dove grazie al suo contributo i granata vincono il campionato cadetto tornando così in massima serie. Con Mondonico il rapporto fu un po’ turbolento, ma complessivamente buono: “Mondonico è stato come un padre, per me: l’ho amato e odiato. Ci insultavamo tutti i giorni”.

Il Torino nel 1990-1991 conquistò un sorprendente quinto posto oltre alla vittoria della Mitropa Cup; successivamente un ottimo terzo posto nella stagione 1991-92, impreziosita da una sfortunatissima finale di Coppa UEFA persa contro l’Ajax solo a causa della regola del gol in trasferta (2-2 a Torino e poi 0-0 ad Amsterdam). Ajax che pochi anni dopo gli portò male una seconda volta. Erano gli anni d’oro del calcio italiano in Europa, un’epoca forse irripetibile.

Col carattere che si ritrovava, sulla strada per andare a firmare il contratto col Milan quasi ci ripensò, quasi non voleva andarci perché stava più che bene con la maglia del Torino addosso. Alla Juve invece non ci andò mai e non ci sarebbe mai andato, fu proprio lui a dirlo, sebbene Boniperti fece tutto il possibile per prenderlo (e questa fu anche una delle cause per cui poi il prezzo si alzò così tanto). Il passaggio in rossonero fece assai scalpore, per via delle cifre altisonanti fu effettivamente un qualcosa di epocale. 18,5 miliardi di lire. Da alcuni fu considerato il punto di non ritorno di un mercato ormai schizofrenico. Le sue stagioni nel Milan furono altalenanti. Ebbe dei contrasti importanti con Capello, che all’inizio sembrava credere molto in lui, ma che in seguito gli preferì spesso, troppo spesso, altri giocatori. Nella primavera 1993 Lentini giocò titolare la finale di Coppa dei Campioni persa dal Milan contro i francesi dell’Olympique Marsiglia.

Nella notte del 2 agosto 1993, al rientro da un torneo organizzato per il centenario del Genoa, Lentini è coinvolto in un grave incidente automobilistico lungo l’Autostrada Torino-Piacenza: perse il controllo della sua Porsche schiantandosi a quasi 200 km/h. Si salvò miracolosamente dopo alcuni giorni di coma. Riportò delle serie conseguenze a livello neurologico, ma con grande forza riuscì a superare tutto ed il suo successivo ritorno in campo fu un piccolo miracolo, anche considerando che a livello atletico tornò sostanzialmente quello che era prima. Nel finale di campionato 1994-1995 segna ben cinque gol nelle sette partite di campionato che precedono la finale di Champions (e fra un po’ ci torneremo). Lo stesso anno fu capace anche di segnare uno spettacolare gol in rovesciata in una amichevole disputata in giappone contro lo Shimizu S-Pulse.

Malgrado non fosse titolare fisso, in rossonero vinse una Champions League da spettatore in panchina (nella finale contro il Barcellona di Cruijff) ed oltre alla già citata finale del Velodrome, giocò anche gli ultimi 5 minuti della finale persa contro l’Ajax nel 1995. Un momento da sottolineare in nero nella sua carriera. “Ero sicuro che avrei giocato quella finale. Invece Capello mi tenne fuori, lui non dà mai spiegazioni. Crollò tutto. Persi la voglia, sbagliai. Quella sera è finita la mia carriera“- disse poi. Con la maglia del Milan vinse anche tre Scudetti, altrettante Supercoppe Italiane e una Supercoppa Europea.

Restò a Milanello fino al 1996, poi passò all’Atalanta dove ritrovò Mondonico ed anche il ritorno in nazionale, in una stagione in cui riesce a segnare 4 gol in campionato. Probabilmente l’ultimo canto del cigno, poiché gli anni successivi, giocati in serie B con il Torino (ennesimo ritorno ed ennesima promozione in serie A) e poi sempre in maglia granata nuovamente in massima serie, per motivi anagrafici lo vedono inevitabilmente in fase calante. Seguiranno negli anni 2000 campionati in serie B a Cosenza, città con cui crea un forte legame che lo porterà poi negli anni successivi a giocare anche in serie D, in seguito al fallimento del club calabrese. Chapeau.

Ma non finisce qui perché gli ultimi suoi anni di attività sportiva, fino al 2012, lo vedranno calcare sperduti campi piemontesi in campionati Promozione ed Eccellenza, a dimostrazione che malgrado le apparenze di una vita alquanto mondana, Gianluigi Lentini per tutta la sua vita è stato spinto da sincera passione per il gioco del calcio.

Attualmente alleva api e fa l’osservatore. Oggi è il suo compleanno.

Tanti auguri Gigi. Chi ti ha visto giocare si ricorda bene di te.

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