Sandro Pochesci, parole in libertà

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sandropochescicoachPochi giorni fa ha cominciato la sua nuova avventura in lega Pro, sulla panchina della Casertana, dichiarando che Spalletti e Mancini non hanno la sua esperienza. E sul finire della conferenza stampa ha confuso la Casertana con la Salernitana, chiedendo poi di tagliare quella gaffe dalla registrazione. Sandro Pochesci è fatto così, pochi peli sulla lingua, diretto, impulsivo, semplicemente parlando sa far parlare di sè.

Romano, classe 1963, più di 500 panchine nelle basse categorie (ne ha scalate 7, come lui stesso dice), Sandro Pochesci una certa esperienza effettivamente ce l’ha. E alcuni successi, pure li ha ottenuti. Però balzò agli onori delle cronache nazionali quando da allenatore della Ternana disse: “Non siamo come l’Italia, che andiamo con la Svezia e ci facciamo pure ‘menare’. Oltre che una squadra di profughi ci siamo fatti pure picchiare e adesso rischiamo di andare a casa”. Poi si scusò ammettendo che si trattava di uno sfogo da tifoso e disse che Ventura per lui era un maestro, ma quelle frasi rimangono.

Se a parole Pochesci non pareggia quasi mai, sul campo invece sì, o almeno è successo spesso nella sua recente esperienza nella serie cadetta. Prima Categoria, Promozione, Eccellenza, Serie D, C2, C1 e Serie B, questi sono i terreni da lui orgogliosamente calcati negli ultimi anni. Campi di calcio spesso di periferia, che gli hanno consentito di raggiungere un ottimo livello di conoscenza della materia. E degli uomini, di cui è un grande motivatore. “Il calcio – dice Pochesci – è uguale in tutte le categorie, cambiano solo gli interpreti. In A pensano più velocemente, ma non accetto che un giocatore possa smettere di giocare e vada ad allenare senza gavetta”

A volte forse un pò sopra le righe, ma a leggerle bene, le sue mezze provocazioni contengono spesso più di un fondo di verità. A proposito dei troppi stranieri invitava a cambiare il sistema: “Dobbiamo cambiare le regole, le squadre Primavera sono fatte tutte da stranieri e dobbiamo dire basta perché il calcio qui è fatto dagli italiani. Questo è il campionato italiano, altrimenti andiamo a fare quello europeo e mondiale. Qui ogni mese esce il nome di un oriundo da naturalizzare, e lo mettiamo dentro. Vadano a prendere gli italiani nei campionati di serie B e C, date loro un’opportunità”. E quando dopo la partita di andata dello spareggio con la Svezia, diceva che stavamo per uscire dal Mondiale, beh, non aveva poi tutti i torti.

Chissà se un giorno sentiremo parlare di lui anche nella massima categoria nazionale. Personalmente penso di sì, ma la mia è solo una piccola scommessa, giocata a parole e senza troppi fondamenti. Lui comunque, il 3 ottobre 2018 ha ottenuto l’abilitazione da allenatore professionista di prima categoria, superando il Supercorso Master a Coverciano. Che abbia avuto qualche premonizione?

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