Germania – Argentina: tra giustizia divina e assurdi paragoni
Germania – Argentina molto probabilmente è finita come doveva finire: senza ombra di dubbio ha vinto la squadra più forte, più completa, più compatta. Molte volte, quasi sempre, la fortuna è un segno inequivocabile del favore degli dei del calcio. Ma non stavolta: i sudamericani sono arrivati all’ultimo atto con un credito molto alto con il fato, con alcuni campioni in grado di fare la differenza e poco altro. La Germania invece sin dall’inizio è parsa una squadra imbattibile, una corazzata in grado di spazzare via qualsiasi avversario, e in fondo così è stato. E poi, parliamoci chiaro: una squadra che riesce a battere il Brasile per 7 a 1, e per di più con il fattore campo contro, non può non meritarsi il titolo. In definitiva la giustizia divina ha fatto semplicemente il suo corso.
Ora di nuovo tutti a chiedersi se Messi può essere designato l’erede di Maradona o meno. Chi ha visto in lui un campione incompiuto, che nella partita più importante non è riuscito a prendersi la squadra sulle spalle e vincere da solo, chi invece pensa che una sola gara non può bastare a giudicare un giocatore, sia esso Messi o qualsiasi altro. Probabilmente entrambe le scuole di pensiero sono vere: prendiamo Messi per il campione che è, forse il numero uno in questo momento, ma non perdiamoci in paragoni senza senso: il calcio negli ultimi trent’anni è cambiato tantissimo. Non potremo mai paragonare il Pibe de Oro alla Pulce, semplicemente perché appartengono a generazioni completamente diverse. Allo stesso modo ci sembra ridicolo e senza senso paragonare Pelè a Maradona: dualismo che probabilmente accompagnerà il mondo del calcio per il resto dei suoi giorni. Accontentiamoci della fantastica “guerra” tra Cristiano Ronaldo e Messi: questo è e sarà un vero e proprio dualismo.
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