Italiani brava gente

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Sono sempre più convinto che scrivere a mente fredda sia un vantaggio. Stavolta parliamo di razzismo, argomento serio, delicato e non soltanto limitato al mondo pallonaro.

Per fare chiarezza e sgombrare il campo da equivoci, tanto per iniziare, diciamo che a noi Italiani l’insulto piace. Già negli anni ’60 e ’70, e ancora indietro nel tempo, ci ricoprivamo di improperi soltanto notando la provincia sulle targhe delle automobili.

Avevi la macchina con targa della Campania? Camorrista! Avevi la macchina con targa della Sicilia? Mafioso! Con targa della Lombardia? Polentone! Del Piemonte? Servo dei padroni! E se ti azzardavi a recarti in Alto Adige con la macchina targata Roma, te la trovavi rigata, perchè Roma ladrona non l’ha mica inventato il Senatùr… E così via.

Poi, un bel giorno, qualcuno pensò bene di togliere le province dalle targhe delle automobili. Il panico si impossessò di noi Italiani : e adesso come ci insultiamo? Da lì in avanti, abbiamo iniziato ad insultarci con il calcio e con la politica. Che nel frattempo, si sono saldate sfruttando lo spettacolo e la spettacolarizzazione, intesi come ambiente il primo e come strumento la seconda.

C’è chi dal calcio è passato in politica sull’onda della popolarità e chi invece ha sfruttato la politica per avere visibilità nel calcio. Le curve si sono progressivamente dichiarate politicamente mentre le trasmissioni di approfondimento politico hanno iniziato a somigliare sempre più a degli incontri di calcio, con il pubblico urlante ad imitare le “curve” nell’applaudire i propri “beniamini” o nel fischiare gli odiati “avversari”. Ecco che i personaggi del mondo della politica si mettono a nudo sui giornali e in televisione esternando la loro fede pallonara, mentre i personaggi del calcio, nonché mondo della musica e del cinema fanno altrettanto nei confronti degli schieramenti politici.

Tutto il mondo sa che Antonello Venditti, noto cantore delle gesta Giallorosse, non nasconde le sue simpatie per la Sinistra Italiana. Così come Gianfranco Fini è notoriamente biancoazzurro. Il Presidente? Tutti sanno….e così via.

Il tifo organizzato è dichiaratamente schierato. Ci sono i Gruppi di Sinistra, di Estrema Sinistra, quelli di Destra e di Estrema Destra. D’altra parte, non si entra a far parte di un “gruppo” se non se ne condividono scopi e finalità, ricevendo in cambio sostegno e protezione. La massa, si sa, aiuta in tal senso. E allora ecco che si va alla partita in trecento, almeno, marciando compatti come gli Spartani alle Termopili sfidando le Forze dell’Ordine e l’analoga organizzazione avversaria. E da qui, i gemellaggi tra tifoserie, con chi, ovviamente, la pensa allo stesso modo.

E siccome è molto più semplice ragionare (si fa per dire…) per similitudine, detto fatto : sei del Milan? E allora, sei di Forza Italia. Sei Romanista? Allora la tua casa è il PD (già PDS). Sei Laziale? Fascista, ovvio. E cosa c’entra, ditemi voi, la foto di Che Guevara in curva a Livorno? E proseguendo.

E vogliamo parlare di chi, segnato un gol, va sotto la curva col braccio disteso o il pugno alzato?

Lo stadio come Montecitorio o Palazzo Madama. Montecitorio e Palazzo Madama come le curve dell’Olimpico o di San Siro, o di chissà cosa, con esposizione di striscioni, esecuzione di cori, fino allo scontro fisico, in una scellerata miscellanea.

I buuuu rivolti verso un giocatore di colore sono soltanto la punta dell’iceberg. E’ tutto quello che sta dietro che non va.

Che nostalgia di quando allo stadio si andava in tre o quattro, tutti amici, con la busta della spesa con dentro il panino con la mortadella e l’acqua, perché la giornata era lunga. E quando c’era Roma – Napoli dalla curva Nord veniva tirato su il ciuccio, quello vero.

Che nostalgia di quando alla televisione c’era Tribuna Politica, il martedì sera. Un moderatore, un gruppo di giornalisti che a turno facevano domande, un uomo politico (il più delle volte un Segretario di Partito) che rispondeva.

Tutto era più chiaro, più semplice. Nessuno urlava e la gente comprendeva meglio.

Tutto era più divertente.

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