Quei dannati primi 45 minuti!

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Se le partite durassero quarantacinque minuti e, in particolare, contemplassero solamente la seconda frazione di gioco, il Milan occuperebbe una posizione ben diversa in classifica. Il bottino di punti sarebbe maggiore e le prospettive per questo finale di stagione differenti. Purtroppo però un match dura novanta minuti più recupero e, spesso, per vincerlo, bisogna essere costanti per tutto l’arco della partita. I meriti di Montella sono palesi ed evidenti, lo abbiamo detto e ridetto, ha saputo dare un’identità ed uno spirito alla squadra oltre ad insegnare a non mollare mai, giocando sempre con l’obiettivo di vincere.

Quello che fatichiamo a capire è l’atteggiamento dei primi minuti di gioco, in cui i rossoneri partono sempre a ritmo lento, compassati, lasciandosi spesso travolgere dallo spirito e dalla veemenza degli avversari. Subìto il goal c’è la pronta reazione della squadra che, da quel momento, sembra capire che, per vincere, bisogna segnare un goal in più degli avversari. Il Milan si trasforma così in una vera squadra che lotta e si batte per portare a casa i tre punti.

Si era già visto questo trend nelle ultime partite del 2016 ma, negli ultimi match, questa tendenza è stata ancora più evidente. Basta pensare agli incontri di Coppa Italia contro Torino e Juventus o a quelli di campionato sempre contro Torino e Napoli. A Montella chiediamo quindi uno sforzo ulteriore: portare la squadra a giocare per 90 minuti con la stessa intensità che solitamente mostra nel secondo tempo, quando è costretta a recuperare lo svantaggio. Se il Milan riuscisse a migliorare questo difetto allora potremmo davvero assistere ad un finale di stagione molto interessante, dove la qualificazione in Europa non sarebbe più un miraggio, ma un obiettivo realistico.

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