Il nuovo step del professionismo. L’indifferenza

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Il calcio del Duemila e venti (circa) è la naturale evoluzione di quello che lo ha preceduto. Questa se volete è un’ovvietà, tuttavia ritengo fondamentale sottolinearlo nel descrivere l’evoluzione di un mondo, di un movimento, di un popolo che è mutato, che non è più lo stesso. Il sistema calcio che oggi galleggia su grossi flussi monetari più o meno reali e più o meno autentici, si è intorbidito accogliendo personaggi inquietanti nelle moderne vesti di procuratori, consiglieri, esperti e agenti non meno inquinanti di quelli atmosferici. Al contempo si è impoverito di valori, di attrattiva, di fascino, di bellezza.

In pochi decenni siamo passati dai campioni ben pagati ai coglioni superviziati (e super pagati). In altre parole questo sport, tanto sputtanato (quando conviene) nei suoi aspetti positivi di unione, abbattimento di barriere e integrazione, al suo livello più alto ha creato dei mostri sociali ai quali molti bambini addirittura si ispirano. Li ha creati sotto forma di individui senza etica e senza morale che a malapena riescono a parlare correttamente, e lo fanno ovviamente per dire delle banalità. Individui che si vantano di essere professionisti, come se questa ovvietà fosse sufficiente per coprire qualsiasi loro decisione. Il professionismo è diventato l’alibi per poter compiere qualsiasi scelta alla faccia del popolo di tifosi che ti ha amato per tanto tempo e che vorrebbe (o avrebbe voluto) amarti ancora. Sono un professionista – dice. Certo che lo sei, è il tuo lavoro, ma nutriamo seri dubbi che il tuo lavoro sia ancora la tua passione.

Sono libero, posso fare tutto, si tratta di lavoro, sono un professionista. Come se Paolo Maldini, Gigi Riva, Franco Baresi, Francesco Totti non lo siano stati anche loro. Lo sono stati, eccome. Ma non erano solo quello, erano anche uomini dotati di emozioni e sentimenti nei confronti della propria tifoseria. “Sono un professionista” , badate bene, non significa nulla di positivo, nè offre nessuna garanzia sul fatto che si sappia davvero fare bene il proprio lavoro, in compenso può significare qualcosa di negativo quando il professionista in questione è un cretino o uno stupido con scarse capacità di discernimento. Pure i killer o i mercenari di guerra sono professionisti.. e ciò non li rende certo più rispettabili. In realtà, caro il mio professionista, non ce ne frega una mazza che tu sia un professionista o che tu non lo sia, ci interessa più che uomo sei. E le tue azioni parlano per te molto meglio della tua lingua.

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