La Cina è vicina, molto vicina (analisi di un fenomeno socio economico)
Questo mese di gennaio rischia di passare alla storia come il mese dei record: il contratto-choc di Tevez che lo rende il calciatore più pagato al mondo, le proposte a Cristiano Ronaldo e i soldi spesi per prendere Oscar dal Chelsea. Appare tutto come un gigantesco puzzle che si sta componendo, apparentemente senza regole e controlli, mentre al contrario dall’altra parte del mondo l’UEFA impone rigidi vincoli ai propri club sul mercato e in tema di bilanci societari.
In realtà, non c’è nulla di casuale dietro la massa di soldi che la Cina, attraverso le sue imprese, sta riversando sul calcio mondiale. Facciamo un po’ di conti e vediamo quanto è stato investito negli ultimi due o tre anni. Oltre 700 milioni di euro solo sul calciomercato, ma se l’analisi si estende alle operazioni di acquisizione dei club o di parte di essi si arriva senza grossi problemi a parlare di miliardi. E siamo solo all’inizio perché la sensazione è che questo tsunami non si arresterà in fretta.
Ma andiamo con ordine. Appare evidente come sia già tutto scritto e pianificato in un piano per lo sviluppo del calcio in Cina che getta lo sguardo e il cuore oltre l’ostacolo all’anno 2050. E’ il presidente Xi Jinping il primo ad essere convinto che il miliardo e 300 milioni di cinesi debbano avere come punto di riferimento anche il pallone. La tecnica è quella già nota : arrivare, pagare, portare via e, se serve, strapagare : la liquidità non è un problema.
L’obiettivo finale è quello di rendere la nazionale della Cina una delle favorite per un Mondiale, possibilmente da ospitare a Pechino e dintorni. Quando? Magari già nel 2030, visto che l’edizione 2026 potrebbe finire in Centro e Nord America con una candidatura congiunta di Stati Uniti, Canada e Messico. Per arrivare al conseguimento dell’obiettivo, Xi Jinping è disposto a tutto. Ha deciso di partire dal rendere competitivo il campionato locale, la Chinese Super League che si sta riempendo di stelle europee.
Ma ai cinesi non basta. Vogliono imparare come si conduce una grande società di calcio e lo stanno facendo perché hanno acquistato sia Inter che Milan e hanno inserito (nel caso del Milan lo faranno) i loro manager all’interno delle società di cui diventano proprietari. La mappa è più ricca e tocca tutti i grandi campionati d’Europa.
Ma se vediamo bene, Xi Jinping vuole diffondere il calcio ovunque in Cina in maniera sistematica. Da qui l’idea di costruire 20mila scuole sparse per il paese in modo da coinvolgere fino a 30 milioni di praticanti tra gli alunni in età scolare per arrivare a crearsi i campioni direttamente in casa. L’idea sarebbe anche di spedirne qualcuno a giocare in Europa subito, ma fin qui l’obiettivo non è stato raggiunto.
E qualche difficoltà continua ad averla anche la Nazionale, che rischia l’eliminazione nella corsa al Mondiale del 2018 in Russia. Il Governo e la Federcalcio locale hanno richiamato in gran fretta Marcello Lippi per cercare di metterci una pezza, ma l’impresa è dura. Ma state tranquilli, anche ove dovesse andar male, il piano non cambierà. Semplicemente Xi Jinping dovrà attendere un altro quadriennio per vedere la ribalta. Il Dragone, però, si è seduto a tavola e si sta mangiando il mondo del calcio.
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