Te li do io gli Europei. Italia – Albania 2-1… Waiting for a Real Striker

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E finalmente anche per noi inizia l’Europeo. Ritorniamo a Dortmund dove Grosso fa ancora rima con italiano (e non solo in senso calcistico). L’avversario che ci destina il sorteggio è l’Albania, compagine universalmente ritenuta scarsa da tutti tranne che da Adani che la descrive come una specie di Brasile mascherato. Nel parcheggio dello stadio la Polizia tedesca controlla le auto nella speranza di trovare targhe delle quali è stato denunciato il furto qui da noi. Spallettone invece ci delizia parlandoci di cos’è per lui il senso della vita e ci chiediamo come mai non sia stato ancora invitato da Bonolis. Lo stadio, gremito al limite della capienza, direbbe Ciotti, è talmente pieno di tifosi albanesi che sembra di essere al vecchio “Della Vittoria” di Bari nell’estate del 1991.

La squadra albanese è una succursale del nostro campionato. Riconosciamo subito il figlio di Hysaj (quello ex Napoli e Lazio ma ci viene il dubbio che sia lui e non il figlio) e Big Jim (siti), rifacimento di un noto giocattolo per bambini. In attacco gioca un tale, Borja, le cui valutazioni di mercato salgono (stranamente) più dello spread. Poi c’è Ramadani che non sappiamo se digiuni o meno.

Vengono eseguiti gli inni nazionali e prima di Fratelli d’Italia risuonano le note del famosissimo “Spacco bottilia, ammazo familia”.

Mister Sylvinho ricorda molto il giornalista Carmelo Abbate di “Quarto Grado”.

Manco il tempo di far sciogliere lo zucchero nel caffè (non c’è più nemmeno il minimo sindacale di rispetto, e che cavolo..) che il buon Di Marco ci regala una chicca a due stelle. Lascia il microfono, con il quale stava insultando un milanista di passaggio, per battere un fallo laterale in perfetto stile “Terza categoria a perdere”. Palla a Bajrami che di secondo nome fa Lacombe, e dopo un movimiento sexy la mette alle spalle del mercenario più famoso d’Italia. Al vecchio tifoso, quale io sono, ritorna alla mente un ormai lontano Francia – Italia del 1978. Ma andiamo avanti.

Mentre noi invadiamo il campo avversario il Brasile (mica l’Albania) si mette tutto dietro la palla per attuare l’unico schema conosciuto : palla a Borja e s’abbracciamo.

Poi Bastoni che deve essere un Moderato (ci dicono che gioca “nel centro-destra”) cala il suo asso su azione d’angolo (palla inattiva per quelli bravi) e siamo di nuovo pari. Spallettone riassume le sue sembianze naturali dopo che per 11 minuti ha inconsapevolmente assunto quelle di Edmondo Fabbri di Middlesbrough, 1966, dopo il gol di Pak Doo-ik.

La partita è a senso unico, con noi stabilmente nella metà campo del Brasile. Palleggiamo bene sul corto, per smuovere la difesa loro, tutta rintanata negli ultimi 30 metri. Giochiamo palla con precisione e ci muoviamo con ordine, tutti insieme, perciò ancora teniamo botta. Imparo che anche mettendosi a 5 dietro si possono subire i cambi di gioco e me lo segno.

Calafiori ha un incedere che sembra quello di Beckenbauer, Jorginho non pensa ai rigori sbagliati, di Frattesi sempre meglio la sorella, Scamacca ci prova a sembrare qualcun altro, Di Lorenzo si volta verso la panchina e gli sembra di essere nel Napoli scudettato. Ma poi si ricorda che siamo in Nazionale e che a Napoli c’è Conte e allora abbassa la testa e corre. Ci pensa Barella, il redivivo, che si trova al momento giusto e al posto giusto al limite dell’area e ci porta in vantaggio. “Adesso je ne famo tanti”, ma non sarà così. Loro sono pur sempre il Brasile.

Secondo tempo come il primo. Calafiori e Broja da buoni amici si spartiscono un giallo. Chiesa vorrebbe rimettersi al centro del villaggio ma non ci riesce e fa finta di zoppicare perché è tanto tempo che non si infortuna. Noi caliamo, piano piano, e il Brasile è ancora in partita ma si scopre Albania e pertanto siamo sempre in vantaggio.

Mentre Frattesi ci ricorda ancora che di lui è meglio la sorella, Scamacca, di cui abbiamo maledetto il tatuatore più volte, cerca sempre di ricordare chi è lui stesso.

Sylvinho (che in italiano si traduce Carmelo) con una mossa di alta diplomazia fa entrare Hoxha, come l’ex Premier Enver.

Anche Spallettone cambia, più per disperazione che altro, e si arrabbia ancora con Frattesi. Entra Cristante che si domanda “perché io?”. Entrano Retegui e Cambiaso ma per noi non è cambiaso niente.

Darmian, jolly per tutte le stagioni, chiede lumi sulla sua posizione in campo e Spallettone estrae a sorte.

Il palleggio non è più “fluido” come nel primo tempo e diventa una roba che anche il Papa commenterebbe alla sua maniera.

Registriamo anche l’ingresso di Folorunsho del quale non sentivamo la mancanza.

Mentre Calafiori si aggiusta la chioma, Manaj gli scappa da sotto la spazzola che sembra Cristiano Ronaldo dei tempi belli e il mercenario più famoso d’Italia ci mette la spalla.

Inevitabile l’invasione del solito lupo solitario anche lui più veloce di Montolivo.

Per stasera può bastare. Nel dopo partita lo spettacolo finale di Spallettone che intervistato parla di calcio più di Valcareggi, Bearzot, Zoff, Prandelli e Ventura messi insieme e ci introduce al concetto di “bischerata”. Il Mister parla a valanga tanto che l’inviata gli lascia il microfono per poi andare via. Spallettone ha detto che intende far rigiocare la partita ai suoi (che sarebbero anche i nostri) con l’aiuto della Playstation, in sala giochi sino alle tre del mattino successivo.

Considerazioni finali :

  • Asllani è forte solo per Inzaghi e Marotta.

  • Broja al Fantacalcio varrebbe 1, ma per il Chelsea almeno 30 milioni.

  • Se il Buongiorno si vede dalla prima partita, bravi Calafiori e Bastoni ma bisogna anche difendere a uomo e non solo fare il centrocampista aggiunto.

  • dei nostri chi segna?

E’ ancora presto per dire se andremo a Berlino, magari divisi come Totò e Peppino.

Di certo c’è abbastanza materiale per far riaprire l’Istituto Luce.

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