Attenzione, quest’uomo spara a vista!
L’esonero di Sinisa Mihajlovic fa salire a quattro il conto degli allenatori silurati dall’accoppiata Berlusconi-Galliani negli ultimi due anni. Numero che offre grandi spunti di riflessione se si pensa che in tutti i precedenti 28 anni di Presidenza, gli esoneri erano stati solo quattro. Che qualcosa sia cambiato nel mondo Milan è ormai evidente a tutti, anche ai più strenui difensori del Presidente e dell’ Amministratore Delegato. Cerchiamo di riepilogare alcune tappe della deriva rossonera.
I problemi del Milan sono esplosi nel corso della stagione 2011/2012, il Milan in piena corsa per vincere il secondo Scudetto consecutivo, ha in mano l’acquisto di Carlos Tevez dal Manchester City, e la conseguente cessione di Pato (all’epoca fidanzato di Barbara Berlusconi) in Francia al Psg, sappiamo tutti come andò a finire quella trattativa, con tante cene al “Giannino”, selfie di felicità con Tevez e un nulla di fatto finale a dir poco comico. Il Milan perse quello scudetto, Pato risultò inefficace alle sorti del Milan, mentre Tevez scrisse un pezzo di storia in un altro Club.
Nell’ estate 2012 il punto di non ritorno, i rossoneri si trovano a perdere in un colpo solo: Gattuso, Van Bommel, Inzaghi, Nesta, Zambrotta, Seedorf e l’aggiunta delle cessioni pesantissime di Ibrahimovic, Thiago Silva e Cassano. In questo momento la società avrebbe dovuto decidere quale “politica societaria” proseguire, invece è iniziato un lungo calvario da cui è difficile vedere l’uscita. A cadenza periodica tanti proclami di risurrezione e obiettivi societari da raggiungere, salvo poi sbugiardarsi da soli e far continuare la deriva della nave rossonera. A far da cornice a tutto questo, i continui litigi tra Galliani e Barbara Berlusconi, che portarono prima alle dimissioni di Adriano Galliani e poi all’inutile quando deleteria diarchia, tra i due. A lasciare la società fu poi inspiegabilmente Arriedo Braida. In questo clima e con una squadra no da Milan, fu mandato via Massimiliano Allegri (gennaio 2014): l’esonero fu salutato con gioia da parte dei tifosi, che non perdonarono mai lo scudetto perso nel 2012.
In panchina fu chiamato, di corsa dal Brasile, Clarence Seedorf e si passò dall’attacco delle tre creste (spuntate) all’ obiettivo del gioco spettacolare e del lanciare i giovani talenti rossoneri, l’amore con l’olandese sembrava incondizionato ma bastarono poche settimane per rovinare tutto e neanche 35 punti, salvarono la panchina. Messo in soffitta anche il tiki taka di Seedorf e ceduto l’unico prodotto di valore della Primavera, Bryan Cristante, in panchina venne chiamato Filippo Inzaghi. A cui fu data, come consuetudine, una squadra a costo zero, ma sulle spalle obiettivi neanche nei sogni raggiungibili.
Anche l’amore con Super Pippo finì subito, schiacciato dalla personalità di Berlusconi, che lo ridicolizzò più volte, celebre l’invito del Cavaliere a far gridare “Attaccare” all’allenatore rossonero visibilmente imbarazzato. Silurato “l’eroe di Atene”, il tifoso rossonero ha passato un’intera estate con promesse di mercato mai mantenute, Kondogbia (per fortuna), Ibrahimovic, Jackson Martinez, e l’attesa della cessione (mai avvenuta) del 49% di società al broker Bee Taechaubol. In panchina chiamato a fare il miracolo Sinisa Mihajlovic, sappiamo tutti il finale di questa avventura. Ormai la pazienza di Berlusconi è limitatissima, se anche mister Brocchi dovesse fallire, manderebbe via anche lui senza pensarci troppo, alla fine di questo campionato. A Brocchi si possono fare solo i più sentiti auguri, sperando che la società riesca a comportarsi con maggiore sincerità con lui rispetto a quanto fatto con i suoi predecessori.
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