Il Barcellona, una cultura calcistica

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barcellonaIl Barcellona ammirato sabato sera a Berlino affonda le sue radici nella stagione che segue dopo i Mondiali del ’90. Sulla panchina c’è il Profeta del gol, Johan Crujff. Ed è da allora che si vede il gioco-spettacolo coniugato con i risultati.

Il Barcellona lavora in continuazione non solo per riempire la sua sala dei trofei, ma soprattutto per far sì che coloro cui piace il calcio possano divertirsi al massimo. Quei bambini o quegli adulti che ancora non sanno cosa è il calcio vedendo giocare il Barcellona cominciano ad appassionarsi ad esso vedendo un gioco audace e attraente.

In totale, il Barcellona ha messo in bacheca 9 titoli nelle ultime 20 stagioni, quasi un titolo un anno sì e uno no. Una maledizione per gli avversari.

In realtà, al di là dei numeri, l’egemonia del Barcellona va oltre le statistiche. Ciò che ha seminato a suo tempo l’Olandese Volante, lo hanno via via confermato e consolidato successivamente Van Gaal, Rijkaard e Guardiola, ovviamente non con gli stessi dettagli tattici, ma attraverso un modulo imprescindibile: il 4-3-3, schema irrinunciabile per chi voglia esibire spettacolo ed equilibrio. La diversità nella continuità.

Il 4-3-3 del Barcellona delle ultime 5 stagioni è uno schema nel quale si formano continui triangoli, dalla difesa fino all’attacco. Schema che Luis Enrique tentò di esportare anche nella sua sfortunata esperienza giallorossa.

Ovviamente nel corso della partita il disegno tattico si modifica sia col pallone che senza, ma resta sempre il “triangolo” l’arma migliore con la quale il Barcellona, asfissia il rivale col suo pressing e lo stordisce coi suoi passaggi. In fase di possesso palla, il 4-3-3 si trasforma in un audacissimo 3-4-3 con i due terzini avanzati a metà campo e il centrocampista centrale in mezzo a i due difensori centrali che in caso di contropiede, si allargano per ricevere l’arretramento del compagno laterale.

Scopo del Barcellona è creare un gioco di posizioni, attirando gli avversari fuori dalla loro zona e cercando sempre di attaccare sempre in “1 contro 1” e mai in “1 contro 3” e sempre difendendo “2 o 3 contro 1” e mai “1 contro 1”.

In realtà, il disegno del 3-4-3 blaugrana può essere considerato una rilettura in chiave moderna dell’antico “sistema”, il WM concepito negli anni ‘30 dal tecnico inglese Chapman e adottato anche dal Grande Torino di Valentino Mazzola.

In quel caso i numeri corretti erano 3-2-2-3. I due centrocampisti arretrati erano interni anziché esterni come i terzini di oggi, ma, appunto, è una rilettura in chiave moderna. 

Qui nasce l’efficacia del 4-3-3, perché per avere combinazioni corte e rapide la miglior maniera è formare piccoli “torelli”, grazie ai quali i giocatori blaugrana riescono ad avanzare e, in caso di perdita del pallone, a mantenere la superiorità numerica sull’avversario.

Il 4-3-3 insomma, non è negoziabile per questi tecnici. Se desideri sviluppare questa filosofia, di “gioco di posizione” nella fase di possesso palla e di “pressing alto” nella fase di non possesso, questo schema senza dubbio è il più adeguato per applicarla con efficacia.

Ricordo a tutti, ma lo sapete già, che NOI l’abbiamo battuto il Barcellona…

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