Le colpe di Galliani e il vero ruolo della Doyen
Un week-end nero, nerissimo per il tifo milanista, come se non bastassero i tanti bocconi amari digeriti finora. Il mercato del Milan non ha preso di certo una bella piega: perdere in un minuto sia Jackson Martinez (accordi chiusi, ma agente e giocatore hanno preferito all’ultimo viaggiare verso altri lidi…) e Kondogbia (offerta folle dell’Inter, checché se ne dica sul talento del giocatore) non ha di certo fatto bene ai piani societari né tantomeno all’umore dei tifosi. La cosa grave non è neppure vedere sfumati sul traguardo due obiettivi di mercato, quanto assistere a tutto il polverone creatosi attorno a questa faccenda, come se non ci fossero abbastanza riflettori vicino al mondo rossonero.
Ci si è interrogati così sull’effettiva utilità della Doyen nelle dinamiche di mercato: l’errore, il pesantissimo errore, commesso da opinionisti e tifosi è stato commesso all’inizio della faccenda. Tutti abbiamo pensato che Nelio Lucas e il suo fondo fossero diventati all’improvviso amichetti di merenda del Milan: dall’entrata in gioco di Mr. Bee automaticamente abbiamo considerato l’amministratore portoghese come un buon samaritano che avrebbe portato a Milano campioni su campioni. La verità è che Lucas non possiamo né disegnarlo in questo modo né come un incompetente in grado di apportare solo danni. Il suo obiettivo è semplicemente fare soldi attraverso i cartellini dei giocatori e il mercato tra i club: non avremmo mai dovuto pensare che la Doyen si sacrificasse per gli interessi del Milan. A corroborare tale tesi ci ha sempre pensato lo stesso Taechaubol, dichiarando l’estraneità di Lucas agli affari economici della società Milan e certificando invece il suo ruolo di semplice consulente.
Appurato dunque che la Doyen è solo una macchina fabbrica-soldi che non può e non deve guardare in faccia a nessuno, rimane comunque il flop milanista di questa prima parte di mercato. Dove risiede quindi il problema? La risposta è sin troppo facile: Adriano Galliani. Vuoi vedere che uno dei suoi primi errori è stato quello di fidarsi ciecamente di chi doveva salvaguardare esclusivamente i propri interessi? Vuoi vedere che il nostro ad si è appoggiato poi ad un appeal che il Milan non ha più (e non da ora) per strappare solo promesse a giocatori il cui obiettivo è invece strappare solo lauti ingaggi? Errori da dilettanti, senza dubbio. E allora con un pizzico di tristezza e nostalgia mi pongo un interrogativo: vuoi vedere che davvero, ma davvero, i bei tempi di Galliani padrone del mercato sono finiti da un pezzo? E che il primo, vero, grandissimo errore sia stato allontanare Braida, il miglior ds in circolazione?
In ultima analisi a onor del vero è necessario comunque constatare anche altre cose. In primo luogo prendiamo atto degli schiaffi in faccia presi da Galliani finora, ma è pur vero che ci troviamo a metà giugno circa, mancano più di due mesi alla fine del mercato e ci sembra ridicolo e nevrotico tirare somme già ora. Certo, i tifosi dopo due anni di umiliazioni meritavano giornate ben diverse rispetto al sabato nero appena trascorso: ci tocca invece avere pazienza, sangue freddo e soprattutto equilibrio nelle opinioni. Non possiamo ad esempio pensare che presentare un piano di investimento di 80 milioni (al lordo) per Kondogbia significhi essere grandi strateghi del mercato e noi solo schiappe. Una tale spesa potrà essere giustificata solo se le prestazioni del ragazzo eguaglieranno quelle di Pogba, tanto per fare un nome, in caso contrario sarà un autentico fallimento, parola sin troppo familiare ad altri club…
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