Marcel Desailly, un guerriero arrivato per caso
Alzi la mano chi, per motivi puramente anagrafici, ricorda bene cosa provò quel 18 maggio 1994 al quarto gol del Milan contro il Barcellona di Cruijff. Una gioia esplosiva, commozione e liberazione per una gara virtualmente chiusa già a metà della ripresa. Ma anche per un altro motivo. A segnare quel famoso quarto gol non fu il classico bomber da venti gol a stagione, ma un guerriero nato, che riusciva a distinguersi non certo per i suoi gol. E quella finale fu un riconoscimento alla sua militanza rossonera, al suo essere sempre e comunque presente per la causa.
Nel 1992 Marcel Desailly arriva all’Olympique Marsiglia dal Nantes, grazie ad un certo Didier Deschamps. Il trasferimento avvenne nell’anno giusto, in quanto riuscì a laurearsi campione d’Europa con i francesi a spese proprio dei suoi futuri compagni in quella per noi orribile notte di Monaco. In quell’anno passa al Milan, e ancora una volta la fortuna gira dalla sua parte: nel 1994 gli riesce l’accoppiata scudetto – Champions, diventando uno dei pochi ad aver vinto la coppa con due squadre diverse, e per di più anche consecutivamente. Dopo un altro scudetto con i rossoneri nel 1996, due anni più tardi passa al Chelsea, altra esperienza non priva di allori: una Supercoppa Europea, una Coppa d’Inghilterra e una Charity Shield. Per non farsi mancare nulla, con la nazionale francese porta a casa il Mondiale del 1998 e l’Europeo del 2000.
Come raccontato da lui stesso, al Milan arrivò per caso, quando Braida pur volendo portare a casa Boksic, si annotò il suo nome e convinse Berlusconi a comprarlo. Inizialmente la stampa non lo vide di buon occhio a causa del suo rude modo di giocare, ma grazie a Capello che lo spostò davanti alla difesa, Desailly divenne un vero e proprio leader. E fu proprio con l’addio del tecnico friulano che qualcosa cominciò a rompersi. Nel 1999 il destino fa tornare Marcel a San Siro con la maglia del Chelsea. Un boato a salutare un vero idolo, un grande campione, un grande uomo.
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