Un pranzo andato di traverso

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coach.inzaghiGita fuori porta, ieri al Mapei Stadium di Sassuolo. Al ristorante “da Pippo” il menù a prezzo fisso prevede un primo, un secondo, contorno, frutta, dolce, caffè e ammazzacaffè, cioè Sassuolo – Milan. La partita di andata fu la prima di una lunga serie che ci condusse nell’oblio della metà classifica e lontano dai sogni di gloria di stagione. Sassuolo fu anche il capolinea di Massimiliano Allegri. Insomma, l’aperitivo concettuale non è olive e analcolico, ma piuttosto simile ad una cicuta Socratica. I risultati di sabato, con le sconfitte di Samp e Inter riaprono, almeno nelle intenzioni, qualche timida speranza di piazzamento utile come minimo in funzione Coppa Italia 2015-2016. Aspettiamo anche di verificare le cose buone viste con la Roma sotto l’aspetto della manovra corale e della condizione atletica seppure in ritardo sul finale di stagione. In panchina si rivede dopo tanto tempo El Shaarawy: la speranza è che ci siano minuti e spazio per lui per chiudere nel migliore di modi una stagione costellata di infortuni e per aprire una finestra su un futuro migliore. In difesa manca Antonelli e Pippo rispolvera (inspiegabilmente) Bonera. Non era il caso di dare fiducia al giovane Felicioli? Il resto è immutato rispetto a sette giorni orsono. Il Sassuolo, salvo da tempo, con la migliore formazione e il giovane Fontanesi (classe 1996, vedi?!) a destra. Un saluto ad Acerbi, ci fa sempre immenso piacere rivederlo in campo.

Si parte, comunque. La giornata invita ad andare al mare, più che a giocare al calcio. Un giorno ci diranno a chi viene l’idea di programmare una partita a maggio inoltrato alle 12 e 30. E poi c’è chi parla di spettacolo… Complimenti vivissimi a chi dirige la “baracca”.

Prime schermaglie da una parte e dall’altra, ritmi non eccessivamente alti (diciamo così). Honda guizza ancora sulla destra, con pallone fatto passare tra le gambe. Il giapponese sembra ancora in buona vena e viene cercato dai compagni. Azione di Abate sulla destra, poi palla a Destro che tira alto. Dall’altra parte, lungo cross di Berardi che attraversa tutta l’area e finisce sul fondo. La partita sembra non decollare quando Berardi, sulla trequarti si accentra e da distanza improponibile tira in porta, quasi per scherzo. Diego Lopez commette il secondo errore dell’anno (dopo quello di Parma in collaborazione con De Sciglio) e si fa sfuggire la sfera che ballonzola sulla linea, poi la riagguanta. Dentro? Fuori? Nel dubbio, mai pro domo nostra. Il collaboratore dell’arbitro, dice di aver tutto chiaro e assegna il gol. Chissà cosa avrebbe deciso Tagliavento. Sta di fatto che siamo sotto senza aver demeritato. Certo che se ci molla anche Diego Lopez… Sulla reazione nervosa, Jack si becca un giallo letale che gli farà saltare il Torino. Ancora Abate sulla destra arrembante e angolo per noi. Mentre cerchiamo il pari, ci esponiamo al contrattacco del solito Berardi che serve Taider in area che però non conclude. Berardi, l’uomo nero dal lato di Bonera ci fa sudare le proverbiali sette camice. Il Sassuolo è sornione in attesa della ripartenza mortifera: sano calcio provinciale, difesa e contropiede. Le qualità dei neroverdi vengono ingigantite dai nostri soliti errori in fase di appoggio. Ancora non abbiamo digerito l’episodio sfortunato, si vede, ed è stato uno dei difetti di quest’annata disgraziata. Il Sassuolo non ha fatto molto, ma ha le idee chiare. Lancio lungo verso Berardi a metà strada tra Alex e Bonera, l’ala fugge, entra in area e davanti a Diego Lopez lo batte di sinistro. Anche qui un dubbio sulla posizione di partenza dell’ala nero verde, ma come prima, nel dubbio, mai pro domo nostra. Berardi se giocasse sempre contro di noi, sarebbe probabile “Scarpa d’oro” europea, manco fosse il mitico Rodion Camataru della Dinamo Bucarest. Questi, nel 1986 segno 44 reti in 33 partite nel campionato rumeno. Nulla di che, direte voi. Peccato che si venne a sapere poi, che quelle ultime (sei, per la precisione) che gli servirono per vincere il trofeo furono frutto di una combine organizzata dall’allora dittatore Ceausescu, tifoso della Dinamo che in Romania era, come in altri paesi simili per costruzione, la squadra del Ministero dell’Interno.

Sta di fatto, però, che siamo a meno due. Ci riversiamo sotto, calcio d’angolo conseguente ad una ribattuta difensiva su imbucata di Van Ginkel. Sull’azione susseguente, Jack, encomiabile, si fa dare la palla da Abate. Sembra dire, “se qui non ci penso io….”si incunea palla al piede nella difesa avversaria, ne salta tre e di esterno destro batte Consigli. Si ricomincia. Adesso la partita sembra aver cambiato proprietario. Ancora Jack, che guida la riscossa, imbastisce un’azione sulla sinistra, scambia con Van Ginkel, Honda riceve e in buona posizione spara verso Consigli che devia a mani aperte, Destro si attorciglia su se stesso per colpire di testa ma non riesce a insaccare nella porta sguarnita. Il Sassuolo però non ci sta e piazza una bella azione volante Berardi – Biondini con due bei colpi di tacco e un cross che va fuori ma era pericoloso. Applausi. La ben nota velocità dei tre di attacco ci mette in imbarazzo. Finisce il primo tempo, siamo ancora in partita, almeno.

Alla ripresa, Abate va fuori per Suso, con Poli che scala sulla linea dei difensori, disegnando un 4-2-3-1 per la rimonta definitiva. Attacchiamo sull’asse Suso – Honda, ma è ancora Jack che da sinistra tira e una deviazione sembra far gridare all’autogol ma la palla esce in angolo. Sulla battuta, Suso crossa, Alex svetta vincendo un tackle aereo con Consigli e segna. A dire il vero, il braccio del brasiliano sembra un tantinello largo, come accade spesso. Difetti nostri a parte, il risultato è più giusto così. Potremmo prendere le redini dell’incontro. Poli, a perdifiato, va sul fondo e crossa dopo uno svolazzo di classe. Ma siccome è tutto troppo facile, accade che a metà campo Jack per ripararsi istintivamente da una pallonata da rimpallo, alza le braccia. L’arbitro non se lo fa dire due volte: secondo giallo ed espulsione. Ennesima espulsione, ennesima partita in inferiorità numerica. Passiamo ad un 4-4-1 inevitabile mentre Berardi (cacciatelo!!!) impegna Diego Lopez. Berardi mi ricorda il Bergamaschi folletto gialloblù che nella fatal Verona del 1974 era immarcabile e ci fece perdere uno scudetto. Bergamaschi venne poi acquistato dal Milan nella stagione successiva e fu un flop clamoroso. Ma andiamo oltre. Esce Taider entra Brighi. Ci sostiene l’inesauribile Poli col doppio cappello di difensore e propulsore. Un cross di Honda spaventa Consigli. Va fuori Destro, oggi in ombra, per Pazzini per cercare di tenere palla in alto. Per loro esce Sansone entra Floro Flores. San Diego Lopez si riscatta con un vero e proprio miracolo a Sassuolo, ipnotizzando l’onnipresente Berardi messa solo davanti alla porta. Gambona larga e angolo… L’avevo già vista nel sacco. Sulla ripartenza, Suso serve Honda che però in area arriva sfinito e non riesce a tirare beccandosi anche un giallo per simulazione. Forse nell’azione precedente, De Jong fa fallo su Berardi, decisione stavolta pro domo nostra. Fontanesi fuori, dentro Magnanelli. Ma il Sassuolo ne ha uno in più e si vede. Zaza – Floro Flores, azione combinata da sinistra, pallone per Berardi (ma quanti ce ne stanno???) e sotto misura stavolta Diego Lopez non può nulla sul tocco dell’ala. Berardi, sette gol in due partite contro di noi. Un suggerimento: se lo comprassimo?

Honda esce, entra El Shaarawy che fa in tempo a beccarsi un giallo (e forse qualcosa in più…) per proteste, così come Paletta. Le praterie davanti agli scatenati neroverdi sono ampie, ovviamente, e rischiamo anche il quarto gol. Il Faraone ha una bella chance in area sulla sinistra ma viene toccato sulla gamba, l’arbitro non vede e si prosegue. Diego Lopez sbroglia una intricata situazione palla al piede, da libero consumato. Non ne abbiamo più. Il Sassuolo controlla senza problemi. Anzi Suso all’ultimo minuto viene espulso per un fallo, magari duro, ma come se ne vedono molti. Finiamo in nove, anche questo è un record in un annus horribilis che sembra non voglia finire mai.

Commento: l’unico commento possibile è che sono finiti gli avverbi, gli aggettivi, i sostantivi. Preso il vocabolario, dovremmo ricominciare da capo. Magari tra qualche anno, ricordando i fatti, ci rideremo sopra, scherzando. Adesso, però, c’è poco da ridere. Quella di oggi è stata l’ennesima discesa sull’ottovolante, è tutto l’anno che va così, su e giù. Troppa alternanza di prestazioni, indipendentemente dai risultati, troppa precarietà, eppure stavolta la formazione era praticamente la stessa. Evidentemente non è stata questione di schemi o giocatori, manca la motivazione che guarda caso, c’era quando si è giocato bene, contro squadre ritenute a torto o a ragione, superiori (Napoli, Roma, Lazio, Udinese). Inoltre, con tutto il bene che si può volere a Pippo, è difficile non arrabbiarsi vedendo ancora riproposto Bonera, in difesa e per giunta a sinistra contro un tipo di giocatore che per caratteristiche tecniche di più ci mette in ambasce. Due delle tre reti sono venute da quella parte. Magari si perdeva lo stesso, però sarebbe stato diverso: l’allenatore serve anche a questo, ad inventarsi, talvolta, quello che manca. Consoliamoci con il fatto che mancano soltanto due partite e poi, tutti a leggere i giornali.

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