Donnarumma, una cessione tanto opportuna quanto necessaria
Soltanto un anno fa Gigio Donnarumma aveva una quotazione di mercato che oscillava attorno agli 80 milioni di euro e le indiscrezioni degli addetti ai lavori raccontavano di club come PSG, Real Madrid e Juventus pronte a sgomitare per prenotare il portiere under 20 italiano. Un anno dopo sembra passata una decade: la sua valutazione è drasticamente calata e sul tavolo di Fassone & Mirabelli non paiono esserci offerte concrete di acquisto.
Gli errori decisivi commessi da Donnarumma in finale di Coppa Italia contro la Juventus e successivamente nello scontro diretto di Bergamo, in campionato, ne hanno messo ulteriormente in discussione le qualità tecniche e mentali, facendo storcere naso (e bocca) a molti osservatori di mercato.
Le prestazioni del giocatore sono state altalenanti durante l’intero arco della stagione sportiva, con interventi talora determinanti e sorprendenti per facilità d’esecuzione, intervallati da errori imbarazzanti persino per portieri di categorie inferiori. Un evidente punto a favore per chi sostiene, pur non mettendone in discussione le indubbie potenzialità, che Donnarumma sia deficitario in alcuni fondamentali di gioco, forse trascurati durante il suo precoce percorso di crescita.
Un percorso attraverso il quale ha potuto debuttare in serie A alla tenera età di 16 anni. La gestione del giocatore da parte del club e del suo procuratore (ancor prima) è stata discutibile e per certi versi incomprensibile. La rottura tra le due (contro)parti è apparsa profonda e insanabile sin dal primo momento; basti ripensare alle accuse reciproche e al rischio “rissa” intercorso tra Mirabelli, DS rossonero, e Raiola stesso.
Il rinnovo del contratto, nonostante le impressionanti cifre in ballo (6 milioni netti all’anno più l’ingaggio del fratello Antonio ad 1 milione all’anno), è stato del resto un accordo profondamente voluto dal solo portiere e dal club, contro i desiderata di Mino Raiola, che si era attivato concretamente per farlo approdare alla corte del Paris Saint Germain.
La necessutà di non farsi sfuggire dalle mani un patrimonio del settore giovanile, da una parte, e la volontà di restare nella propria squadra del cuore, dall’altra, hanno fatto si che Milan e Donnarumma decidessero di comune accordo di andare avanti assieme. Con buona pace dei tifosi: entusiasti della mossa dirigenziale, capace, ai loro occhi, di mandare ko l’odiato mister Raiola, mettendolo alle corde per poi assestargli il colpo finale facendo firmare a Gigio il rinnovo “a sua insaputa”, persino senza una clausola rescissoria. Quegli stessi tifosi che nel dopo gara del match di campionato contro l’Atalanta, valevole per l’accesso alla prossima Europa League, hanno rifiutato la maglia che il giovane portiere, assieme ad alcuni compagni, aveva offerto alla curva, come segnale di rappacificamento.
Un gesto non gradito, insufficiente per giustificare un altro errore decisivo a pochi giorni da quelli commessi contro la Juventus in Coppa Italia. Tra calciatore e tifosi il clima di tensione è ormai insopportabile. Dopo l’ultima di campionato contro la Fiorentina, forse in tempi rapidi verrà deciso il futuro di Donnarumma. La scelta appare scontata e logica: cessione al miglior offerente.
Le parole di Mirabelli nel post gara di Bergamo non fanno altro che suffragare questa ipotesi: “Il futuro di Donnarumma? Lo dobbiamo tutelare e lo tuteleremo fino alla fine. Poi dopo, così come per tutti gli altri, vediamo cosa succederà. Certamente è un nostro patrimonio e difficilmente ce ne priveremo a meno che non venga qualcuno che valuti il nostro portiere come deve essere valutato”. Nessuna chiusura alla cessione, quindi. Bensì il rituale gioco del venditore che deve lucidare un proprio gioiello in modo da venderlo al prezzo più alto possibile. In fin dei conti una cessione tanto opportuna quanto necessaria, per tutte le parti in gioco.
Per la società.
In regime di settlement agreement e rifinanziamento del debito, una plusvalenza secca di 40 o più Milioni darebbe ossigeno alle casse rossonere, aiutando i dirigenti a mettere i conti in ordine.
Per il giocatore.
In una condizione di tranquillità, meno pressioni e maggior serenità, il rendimento di Donnarumma potrebbe tornare su buoni livelli di continuità.
Per i tifosi.
Differentemente dall’anno precedente non avrebbero nulla da dire per la cessione di un calciatore reo di due peccati: essere un “traditore”, perché incapace di mollare l’odioso procuratore per amore della maglia, e avere le maggiori responsabilità per le sconfitte rossonere, a cominciare dalla finale di Coppa Italia. Una partita rimasta in bilico per circa 55 minuti, prima delle defaillances del portierone.
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