Milan, lente d’ingrandimento sull’ultima disfatta
Premessa: scrivo senza sapere se Mastro Sinisa sia stato o meno confermato (mettiamola così…) alla guida tecnica della squadra. Questo perchè non voglio farmi influenzare in alcun modo dagli eventi.
E allora… Cristo, come sappiamo, si fermò a Eboli. Il Milan si è fermato al 45° minuto di Udine. Proprio quando sembravamo aver intrapreso una strada che ci portasse fuori dal tunnel della mediocrità, in essa ripiombiamo improvvisamente e pesantemente. E’ difficile commentare l’incontro dell’altro ieri sera, ma ci proviamo lo stesso.
COSA HA FUNZIONATO
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Almeno inizialmente, l’ATTEGGIAMENTO. La squadra aveva iniziato con buon piglio, spirito di sacrificio, attenzione, ricerca dell’equilibrio tra i reparti, ritmo. Questo è durato sino a quando siamo stati in partita, cioè fino al secondo gol. Dopo, il nulla, ma era inevitabile. Magari avessimo avuto lo stesso approccio domenica con il Genoa, avremmo commentato un’altra partita.
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IL MIGLIORE: Bonaventura, su tutti. Uomo ovunque (meno che trequartista…) ha corso, spinto, trascinato, sbuffato, si è fatto ammonire. Se magari provasse anche a tirare da fuori area…
COSA NON HA FUNZIONATO
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LA POSIZIONE DEGLI ATTACCANTI: Mastro Sinisa, forse preoccupato di sbarrare le corsie esterne al Napoli, allarga Bacca e Luiz Adriano, creando spazio in mezzo, dove, ovviamente non va nessuno! Le punte larghe hanno senso se qualcuno si infila nel mezzo per cercare la conclusione. Bonaventura non va in quello spazio, perché per DNA è una mezzala, ama stare nel vivo del gioco, con la palla tra i piedi e gioca in orizzontale. Bertolacci, che bene aveva fatto a Genova, non va in quello spazio perché gli è stato detto di fare altro. Risultato: pur avendo due centravanti, l’area di rigore avversaria è deserta. Albiol e Koulybaly, non certo due fulmini di guerra, sembrano i nipotini di Beckenbauer e fanno un figurone. Allora, se proprio devo, perché non abbassare Bonaventura a supporto di Montolivo per venire fuori con palla manovrata?
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ERRORI INDIVIDUALI: bisognerebbe imporre, per legge, a Zapata di non impostare. A Genova, errore in appoggio, Romagnoli fa fallo e va fuori. Ieri sera, errore in appoggio e primo gol del Napoli. E mi limito alle ultime due giornate. L’uomo ha fatto vedere le cose migliori facendo il difensore e basta. E’ tanto complicato?
Detto ciò, mi pongo alcune domande.
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Mexes che fine ha fatto? E’ scomparso. Infortunato? Non ci sono comunicati in tal senso. Eppure ieri sera doveva essere le sua partita, mancando Romagnoli. Magari avrebbe beccato l’ammonizione di prammatica, sarebbe uscito dal campo litigando, ma uno della sua esperienza serviva. Non è che sul suo nome si sta giocando un pericolosissimo braccio di ferro tra allenatore e Presidente?
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Quale influenza hanno su ciò che osserviamo le vicende esterne al campo di gioco? Parlo del dietrofront sullo stadio e dell’attesa per il closing con Mr. Bee. Ho già detto in passato che le società di calcio, essendo Società per Azioni, sono aziende in tutto e per tutto. L’incertezza su chi comanda non fa bene.
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Come mai, proprio adesso, magicamente riappaiono sul palcoscenico personaggi come Lippi e Prandelli? Si sta tramando qualcosa?
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Perché per il dodicesimo anno consecutivo partiamo alla moviola (9 punti in 7 partite)? L’ultima partenza sprint fu nel 2003 e venne lo scudetto con Ancelotti. Non è un problema di “calendario”, in dodici anni statisticamente le squadre le incontri tutte nei primi due mesi. Evidentemente, non c’è la cultura di questo dettaglio che, come la storia ci insegna, spesso fa la differenza.
Per concludere, come un film già visto troppe volte, siamo nuovamente intruppati a metà classifica.
Ci aspettano due belle settimane di rosolamento alla graticola dei comunicati, delle cene, delle interviste e delle trasmissioni specializzate dove il tele imbonitore di turno ci spiegherà che alla squadra “manca un regista”…
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