Date a Stefano quel che è di Stefano

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pioli

Alla fine, dopo 24 risultati utili consecutivi, è arrivata la sconfitta. Poco male, a patto che la partita con il Lille sia stata solamente un incidente di percorso o una serata no, insomma una di quelle giornate in cui non gira proprio nulla. A mio avviso, in questi giorni che ci portano alla sfida contro il Verona, sarà fondamentale il lavoro e l’impostazione che saprà dare Pioli.

L’otto marzo scorso quando perdemmo in casa contro il Genoa, Pioli non era considerato altro che un semplice traghettatore chiamato solamente per portare in salvo una squadra che era nata male, ma proprio male, con la breve era Gianpaolo e che continuava ad avere quell’inerzia negativa. Poi è arrivata la sospensione del campionato e da lì è nato il “miracolo” (anche se definirlo così è sicuramente limitativo e sbagliato) che ci ha portato a 24 risultati utili consecutivi di cui 19 vittorie.

Certo Ibrahimovic (e tutto ciò che è capace di portare con sé Zlatan) è stato fondamentale, portando alla squadra personalità e leadership, oltre ad aumentare notevolmente il tasso tecnico. A mio avviso però, il lavoro di Pioli è stato qualcosa di veramente molto ma molto importante.

Innanzitutto il tecnico emiliano ha ereditato una “non squadra” dopo la gestione Giampaolo con, in aggiunta, anche evidenti limiti tecnici e di organico. Dopo i primi mesi di rodaggio, la dirigenza ha regalato all’allenatore, durante il mercato di gennaio, due pedine attualmente imprescindibili ossia Ibra e Kjaer che ha saputo dare stabilità alla difesa. Il lockdown e la lenta ripresa del campionato hanno poi aiutato Pioli dando più tempo per conoscersi, provare cose nuove e trovare una quadra.

Partita dopo partita il tecnico e il “non suo” Diavolo hanno iniziato a girare nel verso giusto e a convincere. “Non suo” in quanto la panchina sembrava già destinata al guru Rangnick, pronto a scendere dai feudi teutonici per conquistare Milano e poi l’intera Europa con le sue idee innovative. Stefano non ha fatto una piega e ha continuato a lavorare concentrato su una squadra che stava diventando sempre più “farina del suo sacco”.

A volte “tutto è bene quel che finisce bene” e quindi ecco arrivare la conferma e il rinnovo prima della trasferta di Sassuolo e successivamente la qualificazione ai preliminari di Europa League. Il resto (qualificazione alla seconda competizione pur con grande fortuna, e primo posto in campionato dopo 6 giornate) è storia recente.

A Pioli vanno però assegnati diversi meriti, innanzitutto ha trasformato un gruppo di giocatori in una squadra a cui piace stare e giocare insieme e dove tutti si sentono parte di un progetto con un obiettivo. Alcuni giocatori hanno evidenziato sensibili miglioramenti, ad esempio Bennacer e Kessiè, lo sconosciuto Saelemaekers o il redivivo Rebic, per non parlare di Calhanoglu. Inoltre, finalmente, il Milan sembra avere un suo tipo di gioco che cerca di proporre non limitandosi a subire le iniziative dell’avversario. Stefano ha poi sempre adottato nelle sue dichiarazioni un profilo basso cercando di valutare le situazioni giorno dopo giorno, senza voli pindarici e senza “sparate” (alla Conte per intenderci) o particolari richieste alla società che, nell’ultimo periodo, pare essersi anche compattata e remare tutta in un’unica direzione.

Ora con il Lille c’è stato il primo stop, toccherà al coach riportare il treno rossonero sui giusti binari.

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