Fassone-Mirabelli, tra il dire e il fare…
Osservando i pessimi risultati della prima parte di stagione rossonera balza all’occhio l’ampio divario tra ciò che la dirigenza ha dichiarato e ciò che è riuscita a fare, in termini di rendimento sul campo e risultati. L’amministratore delegato Fassone, così come il direttore Mirabelli, affrontano i microfoni senza tirarsi indietro mentre imperversano sul club critiche, indiscrezioni societarie e giudizi negativi. Entrambi i dirigenti hanno motivato puntualmente la decisione di portare la squadra in ritiro, in preparazione del match casalingo contro l’Atalanta, ed hanno manifestato la convinzione di aver messo a disposizione dell’allenatore una squadra competitiva. Una squadra che fatica enormemente a trovare un’identità tanto quanto una continuità di risultati. 7 sconfitte in 17 partite sinora giocate ed un settimo posto in classifica, ampiamente distante da quel quarto posto che ad agosto era considerato l’obiettivo minimo.
Il confronto con la stagione scorsa, prima che venissero sperperati 220 Milioni in sede di mercato, è impietoso. Occorre prendere atto che la dirigenza, con tutte le buone intenzioni del caso, abbia capito ben poco su come debba essere gestito un club col blasone e con la storia del Milan. In più occasioni è stata pronunciata la frase: “Bisogna chiedere scusa e capire perché succedono queste cose”, a dimostrazione di quanto sia difficile comprendere e risolvere i problemi e le complesse dinamiche che inaspettatamente si possono presentare durante una stagione sportiva. Una stagione che sta deludendo in maniera eclatante.
Col senno di poi gli acquisti fatti in fase di mercato, checchè ne dica la dirigenza stessa, sono ridimensionati rispetto al corrispondente esborso. Calhanoglu, Biglia, Silva e Bonucci, in rigoroso ordine decrescente di aspettative disattese, rappresentano dei flop di mercato, ai quali sarà difficile porre rimedio, tanto a gennaio quanto a fine stagione.
La scelta di continuare con Montella, così come quella di rinnovargli il contratto poco prima di esonerarlo, rappresentano errori altrettanto gravi, commessi tra l’altro nelle fasi più delicate della stagione. Per poi non parlare della tragicomica figura che il Milan ha fatto innanzi all’UEFA, in occasione del mancato Voluntary Agreement.
I tifosi, dopo un iniziale entusiasmo, hanno cominciato a disertare lo stadio, manifestando la medesima apatia che li caratterizza da qualche anno a questa parte, in risposta ai pessimi risultati del club. La sensazione di essere stati traditi, dopo una martellante campagna mediatica fatta di spot, frasi ad effetto e contratti firmati in diretta live, dev’essere stata troppo forte.
E’ per questo che arriva un momento in cui chiedere scusa non basta. E quel momento arriverà senz’altro a fine stagione. Un momento in cui qualcuno dovrà prendere atto del proprio precoce fallimento, nonostante le buone intenzioni, e permettere ad altri di cimentarsi nel complesso compito di risollevare le sorti le sorti del club.
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