Obiettivo Champions tramontato. Adesso bisogna guardarsi alle spalle…
Il pareggio tra Milan e Sassuolo significa per i rossoneri la fine di ogni residua speranza di qualificazione Champions. Le concomitanti sconfitte di Roma ed Inter non hanno dato ai ragazzi di mister Gattuso la forza sufficiente per superare un modesto Sassuolo, lontano dalla squadra compatta e pungente allenata da Di Francesco alcuni anni or sono. L’andamento del match non permette di imputare alla squadra una mancanza di rabbia, impegno o condizione fisica: possesso palla a favore del Milan per oltre il 77% del tempo, 22 conclusioni verso la porta avversaria (delle quali solo 8 nello specchio) e 12 tiri dalla bandierina. A latitare è un particolare di vitale importanza: l’efficacia delle giocate. I numeri in questa circostanza parlano chiaro e “basta” interpretarli nel modo corretto per individuare le possibili cause del problema in questione.
Tra le prime otto squadre in classifica il Milan detiene un triste doppio primato: la peggior squadra per reti realizzate (43) e la peggior squadra per differenza reti fatte/subite (+7). Laddove le rivali coinvolte nella corsa Champions, Roma, Lazio ed Inter, vantano rispettivamente un numero di reti realizzate pari a 75, 50 e 50 e, soprattutto, una differenza gol fatti/subiti che si attesta a +35 per i biancocelesti, +24 per i giallorossi e +28 per i nerazzurri. Una differenza a dir poco sostanziale. Il dato ancor più clamoroso è che sommando le reti segnate dall’intero attacco rossonero (Cutrone, Silva e Kalinic) si arriva ad un misero 14, praticamente la metà delle reti messe a segno dal solo Immobile della Lazio (27). Sarebbe ingeneroso pretendere che Gattuso, col materiale a sua disposizione, potesse ottenere più di ciò che è riuscito a fare da quando si è seduto sulla panchina rossonera. Il giovare allenatore ha migliorato concretamente l’assetto difensivo (nel girone di ritorno il Milan è tra le squadre ad aver subito meno reti) e la fluidità di manovra (I rossoneri sono tra le squadre che con maggiore facilità arrivano a concludere verso la porta avversaria). Bisogna tuttavia ammettere che l’allenatore calabrese non è ancora attrezzato per riuscire nel miracolo di mettere qualità laddove qualità non c’è.
Senza (almeno) un fuoriclasse e senza (almeno) un bomber di razza non si può ragionevolmente pensare di lottare per le prime posizioni di classifica. Il problema di concludere efficacemente a rete è un difetto che il Milan si trascina dietro da inizio stagione. Inutile rimuginare sui mancati acquisti di Aubemayang e Morata… ed ecco spiegata la continua alternanza tra Cutrone, Kalinic e Silva, nel ruolo di punta centrale. Giunti alla 32esima giornata di campionato è doveroso realizzare come stiano effettivamente le cose: il Milan si trova a 52 punti, distante 7 punti dalla zona Champions, laddove svettano avversari superiori in termini di qualità offensiva e alternative ai titolari. Al tempo stesso non è ancora certo del sesto posto, utile alla qualificazione diretta all’Europa League, considerando che la rinata Fiorentina tallona i rossoneri con soli due punti di distacco (appena sopra ad Atalanta e Sampdoria, appaiate a 48 punti).
La prossima giornata, che vedrà il Milan impegnato a S. Siro contro il Napoli di Sarri, potrebbe rivelarsi decisiva. L’esito del match saprà forse rispondere a due quesiti: “Quante possibilità ha il Napoli di giocarsi lo scudetto sino alla fine ? “Può il Milan ritenersi certo di accedere direttamente alla prossima Europa League ?”
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