E rieccolo, l’ennesimo progetto….
E così, come per incanto, compare la magica parola “progetto”, da noi storpiato in “broggggetto”, termine ampiamente inflazionato nel nostro bel paese (volutamente minuscolo) ma sempre valido in ogni contesto (progetto di vita, progetto politico, progetto di una strada, di un palazzo, e quel che l’è).
Un progetto consiste, nella accezione più generale del termine nell’organizzazione di azioni nel tempo per il perseguimento di uno scopo predefinito.
Si contraddistingue per il preventivo riconoscimento delle azioni, dei tempi, delle risorse, dei ruoli e delle aspettative di risultato che vengono definite a seguito di un’analisi preliminare in ordine a:
- risultati attesi (/obiettivo da conseguire)
- caratteristiche del contesto (opportunità e limiti)
- ruoli e risorse disponibili (professionalità, disponibilità, risorse finanziarie, tempo).
Un “progetto” è pertanto un articolato complesso di attività interdipendenti, che prevede:
- obiettivi specifici, ragionevolmente raggiungibili ed eventualmente interconnessi con altri obiettivi o progetti;
- vincoli temporali per il suo completamento;
- vincoli economici per il suo sviluppo;
- l’insieme delle risorse umane e degli strumenti assegnate e soprattutto adeguati alle difficoltà del progetto;
- la definizione di una organizzazione interna con una chiara assegnazione dei ruoli, divisione dei compiti e una struttura di governo del progetto;
- oggetti e/o i servizi da rilasciare, che devono essere ben definiti e descritti in documenti che fanno legge e fungono da guida.
Un progetto si articola, soprattutto, in fasi (es: progettazione, esecuzione, test, ecc.).
Noi Italiani siamo bravissimi nel “pensare” progetti perché abbiamo molta fantasia.
Siamo un po’ meno bravi nella pianificazione.
Lo siamo ancora meno nell’esecuzione.
In compenso siamo eccezionali nel mettere pezze (più o meno colorate) e nel trovare ingegnose giustificazioni ai nostri fallimenti, sino all’annuncio del prossimo “progetto”, che, ovviamente include e supera per genialità, utilità, opportunità, quelli precedenti miseramente naufragati.
Leggere che la FIGC pensi all’ennesimo “progetto” per la Nazionale lascia perplessi.
Che lo stia facendo insieme a Gattuso aumenta in modo esponenziale la perplessità.
Gattuso è uomo e sportivo degno della massima stima e considerazione per il suo passato e per i valori umani che porta avanti. Ma è sufficiente scorrere la sua carriera da allenatore per concludere che non ha mai iniziato (né tantomeno portato a termine) alcun “progetto”.
Gattuso è come quell’idraulico che chiami, di corsa, quando, scopri che il condomino del piano di sotto ha l’acqua sul soffitto e tu, che hai da poco ristrutturato il bagno con i benefici fiscali, hai la Ditta che ha realizzato il lavoro che non ti risponde al telefono.
Pertanto, lo preghi di intervenire (ribadisco, di corsa) su qualcosa che lui non sa nemmeno essere accaduta.
Rino, per favore, lascia stare.
O finirà come a Pisa, a Creta, o a Spalato che dovrai pagare di tasca tua.
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