Una partita buona solo per abbassare il valore di chi già valeva poco
Il solstizio invernale è uno dei momenti di passaggio dell’anno, il più cupo, probabilmente il più triste: l’oscuritá regna sovrana, la notte è la più lunga che ci possa essere. Ma poi, pian piano, la luce ricomincia a riprendersi lo spazio che merita. La metto così, speranzosamente, voglio auspicare che dopo il punto più nero il Milan sappia ritrovare se non se stesso, almeno la forza necessaria per concludere la stagione in maniera accettabile, dignitosa, niente di più.
La partita persa 0 a 5 a Bergamo chiude un 2019 che non era neanche cominciato male, anzi. Da gennaio a maggio avevamo faticosamente alimentato una fiammella che si è spenta solo alla fine, all’ultima giornata del girone di ritorno del campionato scorso. Poi il cambio di allenatore ha portato più danni che altro. E poi un altro cambio ancora, il ripetersi irrefrenabile di una assurda follia suicida. Molti di noi erano daccordo col cambiare tecnico, questo va detto, ma va anche detto che ben pochi di noi avrebbero scelto Giampaolo prima e Pioli dopo. Ma non ho voglia di tornare su scelte ormai già compiute. Mi soffermo solo un attimo sul presente, fatto di apatia, mancanza di spirito di squadra, assenza di lotta, arrendevolezza.
A gennaio ci si può liberare di qualche peso morto, allora lo si faccia. Anche a prezzo di saldo, non rivedere certe facce sarà già un successo. Non si tratta della pressione di San Siro o del peso della maglia. Si giocava a Bergamo e la prestazione è stata di infimo livello. Sarebbe davvero patetico ostinarsi a sperare che giocatori del genere possano improvvisamente svegliarsi da un letargo che è congenito.
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