L’interminabile intermezzo

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timevortice

Un mese e mezzo fa stavo provando a fare un elenco semiserio dei fatti caratterizzanti dei primi mesi del 2020. Partendo dall’ambito rossonero ovviamente. Copio e incollo: Zlatan Ibrahimovic è tornato al Milan, il gol di Calhanoglu è entrato nel paniere Istat, Suso e Piatek hanno lasciato l’Italia, Daniel Maldini ha esordito in serie A, il Festival di Sanremo ha compiuto 70 anni, Alvaro Vitali anche. Poi è arrivato il coronavirus a prendersi la scena, sovrastando questo inutile elenco e purtroppo non sarà facile togliergliela.

Il calcio si è fermato, l’Italia si è fermata, il mondo si è bloccato proprio quando l’inverno si è concluso. Tuttavia la primavera, come diceva Battiato, mai come questa volta tarderà ad arrivare. Siamo praticamente sospesi in una stagione di mezzo fra la vita di prima e la vita di dopo, una sorta di intermezzo non musicale che ci preoccupa e ci annoia, nelle migliori delle ipotesi. O ci fa disperare.

Una parziale reclusione forzata alla quale non è facile rassegnarsi. Ci si può sentire un pò meglio solo a pensare che è meglio essere annoiati che intubati. Ma poi come ci si può sentire, ogni volta, a contare l’aumento (pur contenuto) dei contagi e 700 morti al giorno o giù di lì, che contenuti sono solo nelle bare? A poco vale constatare che lentamente il trend negativo si sta abbassando, perchè i contagi aumentano comunque e con essi la probabilità che altra gente muoia. Sembra quasi una roulette russa, checchè ne dica la curva epidemiologica degli esperti. Intanto anche il tempo sta passando. Con lentezza estenuante. E sembra solo tempo perso.

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