Di qua non si passa, San Siro come le Termopili
Derby, parola magica. In quattro città, Genova, Milano, Roma e Torino (in rigoroso ordine alfabetico, sia chiaro) significa un campionato nel campionato.
Derby, parola magica che estrinseca alla perfezione la nostra indole medievale, anzi feudale: il Comune come massima estensione territoriale riconosciuta, il limite oltre il quale non si allarga l’orizzonte e all’interno del quale si deve primeggiare.
Derby, parola magica che per alcuni è stata l’inizio della fine, perché non avendone compreso bene il significato ne sono stati successivamente travolti.
Derby, parola magica perché le partite non sono tutte uguali ma “due sono più uguali di tutte le altre”.
Derby, parola magica perché puoi vincere tutto quello che ti pare, ma se lo perdi è un dramma sportivo e poi, al bar il lunedì, chi ci va?
Stasera a Milano, stadio San Siro, c’è il derby, anzi il debb come direbbe Abatantuono Ras della Fossa ai suoi iscritti. E stasera per tutto quello che ho appena detto c’è il crocevia della stagione intera. Sesti, settimi, ottavi o che altro, nessun valutazione finale potrà prescindere da ciò che accadrà stasera. Dio non voglia, perché nel caso peggiore (siete autorizzati a tutti i gesti apotropaici che conoscete….) da qui alla fine, sarà lo tsunami, la peste bubbonica, l’invasione delle cavallette, il terremoto.
Tutto andrà a ramengo e sarà un problema non da poco trovare una motivazione valida per non indossare il costume e iniziare ad andare al mare o ai laghi già ad aprile.
Pertanto, San Siro ultima barriera, come le Termopili. Pippo come Re Leonida e i suoi Spartani, contro la marea smisurata delle polemiche, del fallimento ulteriormente anticipato, contro i Serse del disastro e dell’abbandono, del “io l’avevo detto”, del “Silvio vendi, a chiunque, basta che vendi”, del “servono duecento milioni, non un euro di meno”, del ritorno di Ancelotti, dell’ingaggio di Montella, di Sarri, o di Spalletti, magari tutti e tre insieme, del part-time di Conte, delle improponibili formazioni per la prossima stagione.
Né Europei, né Mondiali, che fine stagione sarebbe?
Ma per fortuna che si gioca, ogni tanto. E non appena avete terminato di contare, uno per uno, i 1.100 milioni che sarebbero stati offerti (badate bene, al netto dei debiti!!!) per acquistare la maggioranza del A.C. Milan S.p.A., alle 20:45, sedetevi, pizza e birra fresca oppure amaro post cena, c’è Pippo Leonida coi suoi Spartani, c’è un passo da difendere, una strada da sbarrare, perché da qui non si passa. Ci sono la faccia, la dignità, l’orgoglio di una storia e di una maglia carica di gloria da proteggere. C’è il derby, appunto. San Siro è stracolmo come per le grandi occasioni, alla faccia della crisi. Stasera non c’è protesta, se ne riparlerà alla prossima occasione. Stasera c’è bisogno di unità d’intenti: i panni sporchi si laveranno poi, i regolamenti di conti li faremo dopo.
Squadre: Pippo concede una chance dal 1° minuto a Suso, Alex rimpiazza Paletta, Poli fa il terzo a metà campo con Jack esterno nel tridente d’attacco.
L’Inter, che manca di molti titolari, fa esordire un giovane africano il cui cognome richiama una merendina per bambini: Gnoukouri. Hernanes fa il trequartista, il macho Icardi e Palacio in attacco. San Siro con grandi scenografie, c’è fame di calcio, alla faccia della crisi!.
Pronti, via agli ordini di Banti. L’Inter ci pressa alto, per sfruttare le nostre ataviche difficoltà di costruire la manovra. Mexes in evidenza per liberare su Hernanes che tenta di filtrare in area. Gnoukouri comincia bene, un bel cross, loro tengono palla. Il ritmo è blando da entrambe le parti.
Abate tenta lo sfondamento dalla sua parte, JJ libera. Cerchiamo ripetuti cambi di fronte per sfuggire al loro pressing. Noi stiamo dietro, loro attaccano. Ancora Mexes, impedisce a Palacio la penetrazione. Hernanes, di sinistro da fuori e quasi da fermo: Diego Lopez para, ancora Inter con Kovacic, alto ma non distante dai pali. Solo Inter, per ora. Accenni di Milan: vola Menez sulla sinistra e sul pallone al centro JJ libera l’area. In fase di non possesso, come dicono quelli bravi, lasciamo il solo Menez davanti perché sia Suso che Jack arretrano sulla linea dei tre centrocampisti, disegnando praticamente un 4-5-1 ed attendiamo l’occasione buona.
Suso, scambia con Abate e si accentra, tiro: para Handanovic centrale. Poi, ancora Suso: palla a terra, si accentra di nuovo: Handanovic respinge con i pugni. Poli, solito motorino, corre e lotta sulla tre quarti, Van Ginkel e Antonelli disegnano buone trame. Su Antonelli l’Inter commette diversi falli, mentre Mexes domina l’area e libera su ogni pallone. Siamo molto guardinghi, peccato che Menez non riesca a far salire la squadra. Brivido su una punizione dai 22-25 metri, meno male che Hernanes calcia alto.
Episodio dubbio: Suso su punizione calcia in area, mischione di dimensioni bibliche e Alex la mette dentro in ribattuta. Banti annulla, forse per fuorigioco millimetrico di Alex stesso? Suso, in particolare sembra essere un pericolo costante. Lo spagnolo conferma le doti di tecnica e personalità.
L’Inter, intanto, sembra aver esaurito la spinta iniziale, abbiano preso in mano il gioco, la palla gira piacevolmente e Jack si incunea sulla sinistra ma nessuno davanti ad Handanovic ha il guizzo giusto per spingerla in fondo al sacco. Dopo un quarto d’ora abbiamo preso il comando del gioco, sembriamo più convinti ed equilibrati.
Gli attacchi dell’Inter si infrangono al limite dell’area, dove Alex e Mexes sono in buona serata e chiudono ogni tentativo di penetrazione. Abate, su un bel giro palla, conquista il primo angolo per noi. Si chiude il primo tempo. L’Inter sembra aver smarrito l’iniziativa. Kovacic e Gnoukouri, dopo un buon inizio, sono scomparsi.
Abate e Antonelli sono saliti di rendimento con il passare del tempo, Jack invece sembra un po’ smarrito sull’out, mentre Menez sonnecchia.
Ripresa. Subito un tiro di Jack, debole e fuori, mentre Suso riprende da dove aveva terminato. Altro episodio da ricordare: Icardi-Palacio sulla sinistra, cross del macho e gol di Palacio, ma Banti annulla per fuorigioco netto. Però, bella manovra. Noi attacchiamo ma tiriamo poco in porta, d’altra parte senza una punta di ruolo è difficile.
L’Inter inizia a risalire e riprende il comando delle operazioni: Icardi, lungo cross in area, poi su rimpallo, Mexes salva a Diego Lopez battuto. L’Inter reclama, ma la palla sbatte prima sulla coscia del francese e poi sulla mano. A termini di regolamento Banti decide bene. Ancora D’Ambrosio dalla parte opposta e Jack mette in angolo. Kovacic si rivede e dopo azione prolungata mette fuori. Ancora Palacio che ha il doppio cappello (arretra e fa l’elastico oppure compare improvvisamente dietro la nostra linea di difesa) ci mette in difficoltà e su suo cross Hernanes e Antonelli si contendono una palla in area, l’Inter reclama per un possibile tocco di mano del difensore che dichiarare volontario è a dir poco un azzardo. Iniziano i cambi: Obi per Gnoukouri. Sempre Palacio, cross e Diego Lopez anticipa Icardi. Esce Alex che ha esaurito la benzina ed entra Paletta. Però siamo meno brillanti e ci schiacciamo all’indietro.
Ancora polemiche: controfuga di Hernanes, cross e palla in area, Mexes si accartoccia da solo le gambe e fa autorete. Banti annulla su indicazione del collaboratore di porta che vede Palacio travolgere Antonelli al limite. Pippo cerca di alzare la squadra e mette Destro per Suso, anche lui in debito di ossigeno. Menez va a destra e Jack a sinistra. La partitura cala di tono. Esce Kovacic per Shaquiri. Icardi fa un tiraccio che viene deviato. Ancora un mischione biblico, JJ tira e Diego Lopez mette in angolo. Sulla azione susseguente, Palacio sotto misura ma Diego Lopez ci mette naso e faccia ponendosi di traverso.
Hernanes profondo in area, retropassaggio e D’Ambrosio tira alto. Troppa Inter e poco Milan. Fuori Poli, dentro Cerci, Jack arretra in mezzo al campo. Non si può dire che Pippo non abbia imparato dai suoi errori. Proprio Jack serve Destro che dal limite si gira e tira, Handanovic fa bella figura. Anche l’Inter sembra aver dato tutto e nel finale rialziamo la testa rimanendo più alti. Shaquiri tenta ancora una volta (alto). Bell’azione del macho Icardi. Su lancio di Medel, in area, esegue un doppio controllo in palleggio e tira fuori di pochissimo. Adesso siamo alla sofferenza vera e propria. Cerci tenta di guadagnarsi la pagnotta e crossa, De Jong in demi-volee, para Handanovic. L’Inter adesso la butta solo in mezzo, un paio di cross telefonati che non spaventano Diego Lopez e poi fine delle trasmissioni.
Siamo ancora in mezzo al guado. Due vittore e due pareggi, in altri tempi potevano rappresentare un mini-ciclo. Peccato che adesso i pareggi sono ben 13 e in un campionato con la regola dei tre punti il pari è una mezza sconfitta. Abbiamo addirittura meno sconfitte della Lazio che è seconda. La squadra manda segnali contrastanti. Stasera davanti ad un Inter appena sufficiente, nella ripresa siamo pericolosamente arretrati come già visto in passato. La coperta sembra o troppo lunga o troppo corta. Se rischiamo di più, con una punta in campo sin dall’inizio e un centrocampista in meno, ci scopriamo troppo. Diversamente, la difesa soffre di meno ma si finalizza troppo poco. E quando Menez non ci assiste, è troppo dura. Il modulo migliore per il francese sembra quello che lo vede alle spalle della punta e che gli consente di muoversi con più libertà sul fronte d’attacco. Sull’out anche se va sul fondo e la mette in mezzo, al centro non c’è nessuno per finalizzare. Inoltre, ho l’impressione che Menez sia autolimitato in quanto sotto diffida.
L’emorragia è arrestata, ma siamo ancora troppo dietro. Ci aspetta un’altra settimana difficile, facciamoci coraggio.