Il calcio ti salassa? Rinuncia che ti passa
Se non vi spiace, facciamo un passo indietro di qualche mese. Torniamo un attimo all’estate. Che è stata brutta, calcisticamente parlando. Cominciata nel peggiore dei modi, con la mancata partecipazione azzurra ai Mondiali di Russia, è proseguita con altre pessime notizie. Fra queste, quella che ci ha fatto scoprire il nuovo sistema di ripartizione dei diritti tv, gli accordi vari che ci hanno “regalato” un’ulteriore spesa “necessaria” : per seguire tutte le partite del campionato italiano non basta più abbonarsi a una pay-tv, ma occorre anche pagare per un servizio di streaming (che tra l’altro ha esordito funzionando malissimo, fra le lamentele degli utenti). Non vuoi farlo? Accontentati di seguire il 70% delle partite. Inevitabilmente ti capiterà di dover saltare qualche incontro della tua squadra del cuore. Molti avranno pensato: ma è una sfida? Perchè se è così, la cosa è fattibilissima e la rinuncia è la benvenuta. Infatti è proprio quello che molti stanno facendo, compreso l’autore di questo articolo.
Ora che sono passati ormai più di tre mesi dall’inizio del campionato, facciamo dunque un primo bilancio: la cosa più bella è, a mio parere, avere acquisito la consapevolezza che si può vivere benissimo anche in assenza di sottomissione totale alle pay-tv. Sì, è possibile proseguire tranquillamente la propria vita senza dover per forza vedere tutte le partite della serie A. Per di più, guardando meno calcio in tv si può perfino stare meglio in tutti i sensi, con positive ricadute proprio sulla nostra salute e sul nostro umore, senza dimenticare la piacevolissima la soddisfazione di non sentirsi dipendenti dal calcio.
A proposito, una riflessione la merita proprio il prodotto calcio in generale, la cui attrattività non è attualmente granchè. Il problema è particolarmente aggravato in Italia dove, lo avrete notato, stampa e tv sono completamente senza idee. Lo dimostra il fatto che non si parla che di CR7 : dagli inutili dettagli dei suoi allenamenti, ai premi a lui dedicati, all’accoglienza che ogni singolo stadio è pronto a riservargli, perfino di sua mamma e di sua sorella, del suo dentista e della marca della sua padella preferita. Nel frattempo il calcio giocato ufficializza la sua dipartita. E difficilmente una terza competizione europea renderà tutto più interessante. Semmai tutto sarà ancora più frammentato. Come più frammentate saranno le nostre scatole.
Di certo giornalisti e addetti ai lavori non ci aiutano, anzi sono complici e causa stessa del peggioramento. Trovate per caso interessante parlare della griglia di partenza del campionato di calcio? O del fatto che Sarri possa arrivare a fumare 29mila sigarette all’anno. Oppure del livello di difficoltà dei gironi della fase di qualificazione dei prossimi Europei? Agevole per gli azzurri o complicato? Come parlare del tempo che farà fra sette mesi. Sereno o nuvoloso? Non me li sto inventando io, son tutti argomenti televisivi degli ultimi mesi.
Quello che viene fuori da tutto ciò, è che la voglia di continuare ad assistere a questo frammentato circo di sanguisughe diminuisce sempre più. E prima o poi tu cambi canale e non ti abboni più.
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