Il campionato in corso – il punto di vista di Egidio
Dopo 6 giornate stiamo assistendo, sinora, al campionato più democratico della storia Repubblicana da 30 anni ad oggi. Chi ha dominato in passato (Juventus) soffre nelle retrovie, chi avrebbe voluto dominare (Roma) sbuffa e arranca.
Sino a ieri sera in testa alla classifica c’era la squadra che aveva investito un bilancio intero su tre medianacci spaccagambe e per la quale, per il solo fatto che aveva vinto 5 partite per 1 a 0, si era ritenuto opportuno scomodare irriverenti confronti con i medesimi risultati ottenuti a suo tempo dal Don Fabio da Pieris. Nulla di più falso. Le squadre di Capello volevano l’1 a 0. Quella di cui stiamo parlando gli 1 a 0 li ha semplicemente trovati.
Da ieri sera in testa alla classifica c’è la Fiorentina che a metà campo schiera tali Vecino e Badelj, che più che calciatori danno l’idea di un assicuratore e di un geometra del catasto. Non sono nei desideri del Barcellona o del Bayern e non sono nemmeno nella lista dei papabili al Pallone d’Oro. Ho verificato. Li avesse annunciati Galliani questa estate, avremmo assistito alla messa a ferro e fuoco di Milanello.
Dietro troviamo il Torino operoso di Ventura, sorpresa sino ad un certo punto, il Chievo che fa (e bene) la raccolta differenziata degli scarti delle altre squadre, il Sassuolo di Berardi che ancora non si è messo in evidenza, aspettando il Milan.
Poi ci sono la Lazio che tra una sberla e l’altra, troneggia a -3 dalla vetta avendo spezzato le reni nientemeno che a Bologna, Udinese, Genoa e Verona e la Sampdoria dell’Uomo ragno che ringrazia Eder e Manolas.
Poi c’è il Napoli, tremendo in casa e timoroso in trasferta.
Il Milan, dal canto suo, sale sull’ottovolante di questo campionato e in appena una settimana regala emozioni e mal di fegato, facendoci passare dall’esaltazione alla depressione. Prima mette al tappeto l’Udinese in un tempo. Poi nell’intervallo, con l’avversario sulla soglia del suicidio, gli recita la parabola di Lazzaro, cosicché l’Udinese si alza e cammina, evocando i fantasmi di Istanbul. Poi, regala al Genoa un quarto d’ora facendo accademia e consentendo ad una squadra disperata per le assenze (dieci giocatori), l’unico tipo di partita possibile: l’assalto all’arma bianca. Dopo di che, rimasto in 10 uomini, anche grazie all’ultima delle malefatte di G. Dubol, al secolo il signor Tagliavento da Terni (ma non è lo stesso del gol di Muntari?) somma tiri in porta ed occasioni più che nelle precedenti 5 partite.
Il calcio a volte è esoterico. Non credo abbiamo bisogno di un allenatore. Né di un regista o di un trequartista. Di uno piscoanalista, quello sì.
Volendo trovare segnali positivi in tutto questo, diciamo che il distacco dal vertice è rimasto immutato. Balotelli si conferma in crescita, finalmente abbiamo visto segnali del vero Bertolacci. Speriamo di vedere sempre Bonaventura mezzala, mai più De Jong ala destra e Zapata impostare.
La democrazia del campionato potrebbe addirittura aumentare, perché nelle prossime settimane avremo:
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Milan – Napoli e Samp – Inter alla 7^;
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Inter – Juve, Napoli – Fiorentina e Torino – Milan all’8^;
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Fiorentina – Roma alla 9^.
Rimango della mia idea iniziale, quella di restare attaccati al treno delle prime. Se questa squadra ci crede, in un campionato così equilibrato il Milan ci può sguazzare benissimo.
Visto chi sta sopra e come stanno quelli dietro, se qualcuno dalla parti di Arcore si alza sul predellino e si arrabbia, non è che poi abbia tutti i torti.
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