Le pagelle alternative degli azzurri (Italia-Croazia 1-1)

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DONNARUMMA : è stato visto inseguire la difesa al termine della partita armato di machete. Gli dicono “guarda, che sei a Wembley” e lui si configura come pararigori. In troppi dovrebbero essere bravi come lui.

DARMIAN : si pettina in coppia con Calafiori col quale condivide il gel. Staziona tranquillo dalla sua parte come chi, in divieto di sosta, non ha paura perché “so’ amico del Comandante della Polizia Locale”. La sua nota capacità di adattamento mostra le crepe quando nella ripresa, passato sull’altra fascia, si trova in area e crossa come crosserei io con le infradito.

BASTONI : inizia marcando Kramaric che sembra il nome di un formaggio magro. Copre le sviste di chi gli sta davanti mulinando braccia e gambe come Don Chisciotte. Ma lui, pratico del gioco, dopo aver preso (con l’Albania) vorrebbe ribussare al minuto 23 ma stavolta senza incrociare la sfera. Per dimostrare che pure lui potrebbe andare al Bayern come Calhanoglu si abbassa inspiegabilmente sul cross dalla trequarti dal quale nasce il vantaggio croato.

CALAFIORI . ha l’incedere da fotomodello di Postal Market anni ’70. Parte palla al piede e sembra voler dire “lasciateme sciolto”. E’ sua la percussione che porta la pari di Zaccagni. Avendo fatto già troppo con la Svizzera riposerà per squalifica.

DI MARCO : aspetta diligente che gli passino la palla facendo compagnia alla linea laterale. Qualche buon traversone scolastico. Dopo l’ultima sgroppata a testa bassa con sfera perduta malamente senza contrasto avversario anche il Mister si convince che per stasera è tutto.

JORGINHO : il geometra dell’Ufficio Tecnico Comunale staziona nel cerchio di centrocampo calcolandone più volte l’area non convinto che raggio x raggio x 3,14 sia la formula esatta. Esce quando Spallettone gli mette la sufficienza.

DI LORENZO : un paio di sgroppate a fascia libera e torna a sentirsi di nuovo il Djalma Santos di Posillipo. Si sbraccia molto reclamando palla modello naufrago su un’isola deserta.

BARELLA : chiaramente intristito dalla vicenda Calhanoglu sente il cappio stringersi inesorabilmente attorno a lui e pensa che la prossima volta sarà il suo turno. Non può scatenare i cavalli che ha nel motore. Imballato.

PELLEGRINI : mezzala “classica”, inteso nel senso che interpreta la partita alla Roberto Bolle, danzando. Si libra per il campo leggiadro dimenticando che bisogna colpire un pallone e soprattutto non bisogna farselo togliere dall’avversario. Favorito dal torcicollo colpisce di testa al minuto 11. Minacciato dalla panchina tira al minuto 35. Per stasera va bene così, resta negli spogliatoi all’intervallo rimembrando Josè che per lui era come un padre.

RETEGUI & RASPADORI : il primo mette la capoccia sul cross di Calafiori al minuto 21, è rimpallato al minuto 22, al minuto 26 è pericoloso in area. Peccato che le gare durino almeno 90 minuti. Il secondo è utile come una bottiglia di acqua ghiacciata al Polo Nord. Spaesato come lo sarei io nel deserto e senza Google Maps. Spallettone li tiene in campo ambedue sino alla fine e aver fatto pari con loro è già una specie di impresa. Pensa chi sta in panchina.

SCAMACCA : ha la palla del pari ma tira indietro la gamba per non rovinare l’ultimo tatuaggio.

CHIESA : entra e si chiede “perché adesso e non domani?”. Sembra (ma lo era già prima) il solo a poter cambiare il ritmo languido della gara.

FAGIOLI : nemmeno lui avrebbe scommesso sul suo esordio.

ZACCAGNI : è la sera dei miracoli. Esibisce un “tir-a-gir” mentre l’orologio sta per fermarsi. Baroni scrive a Lotito “Zaccagni più altri 10 e annamo a vince”, senza sapere che nemmeno 5 minuti dopo il suo gol, Lotito lo ha già offerto a mezza Arabia Saudita e a tutto l’Iran. Lui gioisce perché potrà raccontare quanto accaduto tra molto tempo, davanti al caminetto acceso. “vieni figliolo, che papà te racconta de quando ha fatto gol agli Europei del 2024”. “…ma che stai a dì, papà agli Europei del 2024 nun ce annato, s’era ‘nfortunato”.

FRATTESI : sebbene in panchina, corre di più di Pellegrini, perciò ne prende naturalmente il posto. Scambia il calcio per il volley e pertanto è rigore. Partecipa all’assalto finale da intruppone acclarato quale è.

SPALLETTI : alla fin fine al pelato di Certaldo la qualificazione interessa sino ad un certo punto. Il suo scopo ultimo è la revisione del Trattato di Osimo del 1975. Al grido di “arridateci Fiume” mette in campo la più potente arma diplomatica esistente, il famoso 1-3-5-2 di cui Conte e Inzaghi sono i seguaci più recenti. Ma il nostro, per distinguersi, si rifà alla versione precedente, quella targata Edy Reja, che, essendo friulano, è più ferrato per quanto attiene agli aspetti geopolitici dell’argomento. Con quella non fai capire all’avversario se ti difendi o attacchi. Roba da palati fini, equilibrismi degni della miglior Von der Leyen. Uniti e compatti come i sindacati Confederali alla manifestazioni contro il Governo (uno qualsiasi) gli Azzurri occupano bene il campo, soprattutto la nostra metà campo. Spallettone fa tutto ciò che è in suo potere, tuttavia perde la trebisonda nel corso della gara, sebbene essa sia disputata ad un ritmo da Dopolavoro Enal. Passa dall’Inferno al Paradiso, il che di per sé è qualcosa di assolutamente illogico.

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Nel Mondiale 1982, dopo il girone di Vigo con i tre pareggi contro Polonia, Perù e Camerun, il Corriere dello Sporto titolò “Avanti senza gloria”. A distanza di 42 ani lo stesso titolo andrebbe bene pure adesso. Partita scivolosa. I Croati fanno poco per vincere, noi il minimo per non perdere. Poi accade la “bischerata” e tutto cambia. Una volta in vantaggio, loro, vecchi bucanieri, la mettono sulla lotta dura e pura dove noi perdiamo ancora prima di iniziare. Il sistema di gioco di partenza va in soffitta e si va all’assalto all’arma bianca. Il pari di Zaccagni maschera (sul piano del risultato) le magagne di una squadra senza attaccanti degni di un Europeo, che non ha ritmo, che cambia sistema di gioco ogni tre per due, che in aggiunta commette errori da matita rossa ed ha le gambe molli nei contrasti. Speriamo come 42 anni fa che la mente si liberi dagli obblighi e nella roulette russa del “dentro o fuori” emergano qualità che al momento non si intravedono. Sperando che (Stefania) Allāhu akbar !

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