Mai contraddire il presidente. Per conferma chiedere a Leo, Clarence e Sinisa
Ebbene sì, dopo tante frecciatine ricevute dall’inizio della stagione, alla fine Berlusconi ha optato per il quarto esonero in 2 anni. Sinisa Mihajlovic è stato infatti discutibilmente sollevato dalla panchina dopo la sconfitta interna contro la Juventus di Max Allegri (proprio uno dei quattro allenatori esonerati). La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno, poichè, se è vero che i rossoneri hanno raccolto solo 2 miseri punti in 5 partite, hanno però anche dimostrato di sapersela giocare alla pari per lunghi tratti del match contro la capolista del campionato. L’impressione che balza immediatamente alla testa è che il Cavaliere non abbia mai accettato la personalità del sergente Sinisa.
Un allenatore tutto d’un pezzo, mai banale e sempre con la risposta pronta. Una persona estremamente ferma nelle sue decisioni, senza paura di andare incontro a scelte coraggiose, chiedere a Gigio Donnarumma per conferma.
Le analogie su quanto accaduto al serbo, ci riportano indietro di quasi due anni, quando Galliani si diresse personalmente in Brasile, direzione Botafogo, convincendo l’ex milanista Clarence Seedorf ad appendere le scarpette al chiodo per sedersi sulla panchina del Milan, che aveva appena esonerato l’attuale tecnico juventino Allegri. Anche in quel caso la personalità di Seedorf si fece sentire: l’olandese dichiarò più volte (a ragione), anche in pubblico, che la sua squadra non fosse all’altezza del vecchio grande Milan e che non si potessero dunque ottenere grandi risultati. Malgrado Seedorf in sole 19 partite da allenatore otterrà un virtuale terzo posto, a fine stagione viene sollevato dall’incarico, in favore di un altro esordiente, Pippo Inzaghi, che a differenza dell’orange, appare molto più come uno Yes man.
L’esperimento Inzaghi fallisce per scarsi risultati e dunque purtroppo Galliani è costretto ad esonerare anche lui. Ma Inzaghi malgrado abbia ottenuto risultati decisamente peggiori di Seedorf e Mihajlovic, viene lasciato sulla panchina fino al termine della stagione. Verrebbe da chiedersi il perchè, se non fosse che Superpippo non ha mai proferito parola contro la presidenza e la campagna acquisti del Milan.
Non c’è due senza tre, e allora a dimostrazione di quanto affermato finora, ecco l’ultimo caso: nel maggio del 2009 a sostituire un certo Carletto Ancelotti, viene scelto Leonardo, esordiente allenatore anche in questo caso. Il Milan di Leonardo era un mix di fantasia e spregiudicatezza, con un 4-2-4 alla brasiliana, che tanto faceva divertire il presidente Silvio Berlusconi, amante da sempre del “bel giuoco”. Ma il bel calcio non basta, se non si è abituati ad abbassare la testa, e anche per questo, malgrado la qualificazione diretta in Champions League, a maggio successivo anche Leonardo viene sollevato dall’incarico.
E se due indizi fanno una prova, tre rappresentano una certezza. L’allenatore del Milan deve accondiscendere innanzitutto alle volontà del presidente, altrimenti i buoni risultati non contano niente. Fa male sapere che tutto questo va solo a discapito di noi tifosi, ormai stufi di questa gestione presidenziale, capace di rovinare quanto di buono fatto in 30 anni di presidenza. Cacciare un allenatore a 6 giornate dalla fine del campionato e con una finale di Coppa Italia in ballo, è un rischio assai alto. Al campo l’ardua sentenza ovviamente, ma il rischio di bruciare un altro allenatore esordiente è molto alto. In bocca al lupo Cristian Brocchi.
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