Miti rossoneri: Mauro Tassotti
“Se vivi tanto tempo in un posto alla fine diventi quel posto”.
Questa frase racchiude bene la seconda vita di uno dei maggiori protagonisti della storia milanista, Mauro Tassotti. Non potrebbe essere diversamente per chi con la maglia rossonera ha collezionato la bellezza di 583 partite suddivise in 16 anni di invidiabile carriera. Arrivò al Milan, a soli 20 anni, nella stagione 1980/1981 per volere del “Barone” Nils Liedolhm, con la non bellissima fama di giocatore duro e arcigno. Quella fu una stagione particolare, infatti i rossoneri affrontavano la prima stagione in serie B. Come è risaputo, il Milan in quegli anni non attraversava di certo il suo periodo più roseo e la vetta del mondo era ancora lontana, ma sempre con Tassotti in campo.
Nel corso dei primi anni, il Tasso affinò la sua tecnica tanto da meritarsi il soprannome di Dijalma Santos. La sua carriera cambio definitivamente con l’arrivo in panchina nel 1987 di Arrigo Sacchi, qui inizia l’epopea rossonera e si innalza il livello della carriera di Mauro Tassotti, che apprende l’arte della difesa a zona, diventandone, insieme a Baresi, F.Galli, Costacurta e Maldini, uno dei maggiori esecutori. Con la sua classe, Tassotti contribui agli innumerevoli titoli che riempirono la bacheca rossonera, arrivando a collezionare un Palmarès ricchissimo, che conta: 5 Campionati, 4 Supercoppe Italiane, 3 Coppa dei Campioni, 2 Coppa Intercontinentale, 3 Supercoppe Europee.
I ricordi e le immagini più belle rinchiuse nei cuori di noi tifosi rossoneri hanno anche il volto di Mauro. Uno dei più cari è certamente quello del 18 maggio 1994, quando il Milan gioca ad Atene l’ennessima finale di Coppa dei Campioni, contro i favoritissimi del Barcellona. Davvero in pochi credono al successo del Milan, oltretutto falcidiato da tante assenze. Ma il Milan con “Tasso” capitano, dà vita ad una delle partite più belle della sua storia ed il successo è grandioso. Un netto 4-0 che rimarrà nella storia del calcio e che permette a Mauro di alzare al cielo per la quinta volta la Coppa dalle Grandi Orecchie. Dopo essersi guadagnato a tarda età (calcisticamente parlando) anche la maglia della nazionale azzurra, Tassotti si ritirò dal calcio giocato all’età di 37 anni, giocando la sua ultima partita il 1 giugno del 1997 contro il Cagliari.
La sua vita resta tuttora legata indissolubilmente al Milan, dove iniziò anche la sua esperienza da allenatore, prima guidando la Primavera, vincendo due volte il Trofeo di Viareggio, e poi dal 2001 come Vice Allenatore (di Ancelotti, Leonardo, Allegri, Seedorf ed Inzaghi). Anche in questa nuova veste sono tantissimi i trofei vinti soprattutto nel Ciclo Ancelottiano. In seguito gli è stato affidato il compito di Osservatore, occupandosi dello sviluppo dei giovani rossoneri. Poi è arrivato anche per lui il momento di salutare il Milan. Tanti anni con il “Diavolo” tatuato sulla pelle, si scrive Tassotti si legge Milan.
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