Pizza fredda, birra calda

In questo calcio cosiddetto “moderno”, schizofrenico, di bilanci, entrate ed uscite, costi e ricavi, ecco comparire l’allenatore che riesce a mangiare il panettone ma non le lenticchie e il cotechino. 

In realta’ le prime voci di esonero di Fonseca erano iniziate a circolare gia’ nella giornata di sabato, in una sorta di commedia dell’assurdo nella quale l’interessato veniva lasciato da solo al proprio destino. 

Ieri, gia’ praticamente fatto fuori, veniva lo stesso spedito in sala stampa in balia dei giornalisti (che gli fanno domande precise, dirette, cattivelle, quasi retoriche, perche’ tutti sanno che verra’ esonerato), per poi, annunciare lui stesso “urbi et orbi”, uscendo da San Siro, di essere stato sollevato dall’incarico, attraverso lo sporgersi dal finestrino della propria autovettura. 

Dopo il Partito del predellino, questa ci mancava. Tutto intorno un silenzio assordante. Hanno vinto ancora una volta i giocatori, forti dell’equazione 100% protezione = 0% responsabilita’. Basta che se ne tocchi uno, scatta la solidarieta’ di classe. 

Di Paulo Fonseca si puo’ pensare di tutto e il contrario di tutto, tranne che non si sia dimostrato un signore.

Piantato in asso da chi lo ha scelto e messo sotto contratto.

Non ascoltato per il mercato: chi ha lasciato non doveva andar via. Chi viene accostato ad altre squadre non dovrebbe, a questo punto, partire. 

Uno con le palle sotto. Uno che ha avuto il coraggio di anteporre il benessere del gruppo mettendo in panchina gente considerata intoccabile. 

Pur volendo ammettere ogni suo possibile limite, meritava comunque un trattamento diverso. Ma quel procedimento sistematico di calcolo detto algoritmo non lo prevede. 

In un mondo virtuale l’uomo dovrebbe venire sempre prima dell’allenatore. 

Purtroppo esiste il mondo com’e’, il mondo come dovrebbe essere e il mondo come lo vorrebbe ognuno di noi.