Il closing come l’uomo delle nevi: esiste davvero?

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Ma insomma, il closing si fa o non si fa? Doveva essere svariati mesi fa, poi con una lunga slittata (che neanche Armin Zöeggeler avrebbe saputo fare così lunga) siamo arrivati a dicembre, ora pare ci sia il rischio che si rimandi addirittura a febbraio. Però a febbraio c’è il carnevale e siccome questo closing è di quelli storici, grosso grosso, magari per motivi logistici si riterrà opportuno spostarlo ad aprile: in quel periodo ci penserà la Pasqua a metterci il bastone fra le ruote. E così sarà inevitabile rimandare tutto a giugno, sempre se non ci saranno troppe cresime. Ma siamo sicuri che il closing ci sarà davvero? No che non lo siamo, forse questo termine inglese, applicato al Milan, diventerà null’altro che una legenda metropolitana, una figura mitologica… e  se non stiamo attenti in agguato c’è anche il rischio barzelletta. I sorrisetti sarcastici di Paolo Maldini, così come le fosche previsioni di alcuni addetti ai lavori, non ci aiutano per niente a superare questo momento di imbarazzante stallo. Le uniche cose che ci aiutano sono la crisi dell’Inter (diciamo la verità, stare sopra ai cugini è un fattore psicologico non indifferente) e, soprattutto, l’alta classifica. In assenza di questa condizione di momentanea serenità saremmo nel bel mezzo di un putiferio di ira e accuse incrociate. Situazione che non escludiamo possa verificarsi nei prossimi tempi. Basta poco, per far crollare tutto questo castello di promesse.

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