Il 4-3-3, la filosofia di gioco
Dopo aver esaminato i singoli reparti e le caratteristiche dei giocatori da impiegare con successo in una squadra che adotta il 4-3-3, vediamo di approfondire l’aspetto più squisitamente legato ai movimenti sul campo, sempre facendo riferimento alle teorie zemaniane.
La chiave del gioco mai come in questo caso, è l’atletismo. Corsa, corsa ed ancora tanta corsa: per fare ciò è necessario iniziare dal ritiro pre-campionato nel quale viene attuata una pesante preparazione atletica, fondata su frequenti sessioni di ripetute, i ben noti “gradoni” e la corsa nei boschi.
Siamo di fronte ad un modulo di gioco che richiede una condizione fisica eccelsa perchè, essendo esso molto “mobile”, fatto di velocità, pressing, tagli, sovrapposizioni e movimenti senza palla, è di conseguenza dispendioso.
La filosofia di gioco del 4-3-3 è l’affermazione della supremazia territoriale e numerica in fase di possesso palla: la squadra è molto corta, i terzini che spingono sulle fasce ed i centrali di difesa che vengono in avanti fino al centrocampo, creando una situazione di gioco equivalente al 2-5-3.
Ciò per obbligare gli avversari a schiacciarsi per riuscire a contenere l’azione, abbassando il baricentro e rendendosi quindi meno pericolosi. Insomma, “l’attacco è la miglior difesa”.
La finalità di ogni movimento offensivo è teso a guadagnare spazio: la profondità è cercata attraverso passaggi filtranti e tagli in verticale da parte di centrocampisti e terzini. Al trio d’attacco si chiede movimento per liberarsi dalla marcatura e ricevere le verticalizzazioni dei compagni.
L’obiettivo nella fase di costruzione di gioco è quella di creazione dei famosi “triangoli” tra i vari giocatori, affinchè il portatore di palla, abbia sempre due possibilità diverse di passaggio. Ad esempio, durante un’avanzata palla al piede del terzino, l’ala attacca lo spazio in verticale partendo dall’esterno ed il centrocampista si inserisce centralmente, sfruttando lo spazio creato dal movimento del compagno. In questo modo il portatore di palla può scegliere tra la verticalizzazione per l’ala o l’appoggio per l’incursione della mezzala. Paradossalmente, questo modulo rappresenta anche un’arma difensiva perché mira allo schiacciamento degli avversari, per ridurre il numero degli attaccanti pronti alle ripartenze. Con l’avanzata in blocco della squadra, i centrali formano una linea a 2 molto alta per far scattare quanto più spesso possibile la trappola del fuorigioco.
Un altro concetto che troviamo nelle squadre zemaniane è la marcatura a zona. I 4 di difesa restano a presidio ciascuno della propria porzione di campo. I centrocampisti e le ali rientrano a pressare i portatori di palla.
La scelta di una copertura più “soft” è interamente consapevole: le scorribande dei terzini e dei centrocampisti non permettono il mantenimento di una marcatura a uomo efficace, e mantenere un numero maggiore di uomini dietro comporterebbe un abbassamento del proprio baricentro, e quindi minore pericolosità offensiva
Contro le difese schierate il 4-3-3 adotta la cosiddetta “catena” costituita da: terzino, interno ed ala. Si cerca di sfondare lateralmente e di giungere alla rifinitura tramite cross dal fondo. L’interno di destra, quando si trova in possesso palla, vede venirgli incontro l’ala destra, che si muove per vie interne e va incontro al compagno in modo da costringere il suo diretto avversario a scegliere se seguirlo e quindi liberare la zona laterale o rimanere in posizione e quindi permettergli di ricevere la sfera. In contemporanea, il terzino destro si propone sull’out laterale.
L’interno di destra ha pertanto almeno 2 soluzioni :
– serve l’ala e si propone per ricevere il passaggio di ritorno;
– inserirsi nello spazio frutto del movimento dell’ala e riceve la palla dal difensore esterno a sua volta servito dall’ala.
Ed è proprio l’inserimento dell’interno a mettere in difficoltà il terzino avversario che si vede in inferiorità numerica.
Se invece l’ala taglia internamente e riceve il passaggio dal mediano è il movimento combinato tra ala e terzino il modo utile a creare i presupposti per uno sfondamento in fascia.
In tale caso l’ala s’appoggia quindi su l’interno che sostiene la corsa del terzino libero a destra. Se, invece, il terzino avversario non dovesse seguire l’ala, questa sarebbe rimasta libera e avrebbe potuto servire la punta centrale in profondità o andare lui stesso al tiro.
Sempre per vie laterali è possibile un’altra soluzione. Il terzino sinistro ricevuta palla dal centrale di difesa, porta palla verso l’interno sinistro che si smarca per ricevere internamente. L’ala si muove incontro al terzino. Questi, dopo aver giocata palla sull’interno sinistro, prosegue la sua corsa inserendosi sull’out di sinistra per ricevere la palla dalla punta che, di testa o di piede, lo serve essendo stato imbeccato dall’interno sinistro. Il terzino rifinisce l’azione con un cross dal fondo.
Gli attacchi per vie centrali vedono la partecipazione attiva della prima punta, sia a far da sponda che a tagliare in profondità. Palla al piede, il centrale di sinistra va a servire l’ala che si è smarcato con un taglio interno tra le linee di difesa e centrocampo avversarie. Le altre due punte, ancor prima che l’ala sinistra sia entrata in possesso palla, vanno ad attaccare la profondità. L’ala sinistra deve controllare la sfera quel tempo minimo per dare ai due compagni il modo di avvicinare i difensori avversari e poterli attaccare alle spalle. In particolare, la punta centrale deve essere intelligente e tagliare sul centro sinistra per impedire al difensore centrale di destra avversario di andare ad attaccare il compagno ala sinistra.
L’ala sinistra ha una possibile alternativa, tagliando sempre tra le linee avversarie nel caso che la difesa abbia assorbito i tagli degli attaccanti, servendo i compagni di terzino destro o interno di destra sul lato debole (quello senza palla sul lato opposto) che in inserimento a rimorchio sfruttano il movimento a catena descritto poc’anzi.