IL RIGORE prima di tutto
Per carità, Vujadin Boškov era solito ripetere la frase “è rigore quando arbitro fischia” e su questa massima non possiamo che essere d’accordo. E’ pur anche vero che gli arbitri sono esseri umani e, di conseguenza, possono sbagliare e, quindi, non fischiare un calcio di rigore anche quando quest’ultimo è evidente e palese. Quanto però sta succedendo quest’anno al Milan in fatto di rigori ci porta inevitabilmente ad una riflessione. Vediamo dunque di analizzare meglio la questione, o meglio, la relazione rossoneri-rigori, usando un acronimo: “RoRi”.
16 gennaio, finale di Supercoppa Italiana, minuti finali di gioco. Conti nell’area juventina, a pochi passi dalla porta, subisce l’intervento di Emre Can che frana sulle sue gambe. Rigore solare che l’arbitro Banti decide di non assegnare e la VAR non interviene. Il Milan in quel momento era sotto uno a zero nel punteggio. Tralasciamo poi in questa analisi gli episodi relativi al fuorigioco di Cutrone, all’espulsione di Kessiè o alla gestione dei cartellini.
3 febbraio, stadio Olimpico, secondo tempo. Suso, in azione sulla fascia destra, entra in area, cerca di dribblare Kolarov che lo placca, stile rugby, con entrambe le braccia buttandolo a terra. Anche in questo caso il direttore di gara sceglie di non intervenire e la VAR rimane silente. Il risultato era di uno a uno in quel momento. Anche in questo caso tralasciamo l’espulsione non data a Pellegrini.
30 marzo, stadio Marassi, minuti finali. Murru interviene in maniera scomposta su Piatek in piena area di rigore. L’arbitro viene richiamato dalla VAR per un check. Orsato, dopo oltre cento secondi di revisione delle immagini, sceglie di non concedere il penalty al Milan. In quel momento la Sampdoria era in vantaggio per uno a zero.
6 aprile, Allianz Stadium, primo tempo. Calhanoglu, in fascia, poco distante dalla bandierina del corner, lascia partire un cross diretto al centro dell’area. Alex Sandro entra in scivolata e con il braccio devia il pallone in calcio d’angolo. Direttore di gara e guardalinee non prendono alcuna decisione fino all’intervento della VAR, che analizza l’episodio. Viene chiamato Fabbri, l’arbitro della sfida, per un giudizio in prima persona. Anche in questo caso, dopo oltre un minuto di analisi, al Milan non viene assegnato il calcio di rigore. Tralasciamo il fallo di reazione di Mandzukic (sempre in piena area di rigore) e la gestione dei cartellini. A fronte di questi episodi ci chiediamo cosa debba succedere affinché ai rossoneri sia assegnato un penalty. Lo chiamiamo in inglese, giusto per ricordare anche il fantasioso rigore che ci fu fischiato contro lo scorso anno in Europa League per un “”fallo”” (??) di Rodriguez su Welbeck.
Classifica dei calci di rigore alla mano, notiamo come Parma, Cagliari e proprio Milan siano all’ultimo posto con solamente 2 fischi a favore. Un ranking che invece vede al primo posto la Sampdoria (9) e al secondo la Juventus (8). Probabilmente arriveremo poco in area di rigore con i nostri giocatori e questa può essere una causa, ma, analizzando gli episodi che abbiamo visto sopra, pensiamo che ci sia anche dell’altro. Oggettivamente non fischiare subito certi calci di rigore è già di per sé un errore, figuriamoci non assegnarli dopo averli visti e rivisti con l’ausilio delle immagini a supporto che la VAR fornisce. Ah dimenticavo un particolare, spesso con noi la VAR nemmeno interviene, il silent check si trasforma solamente in un silence. Bene noi non vogliamo stare in silenzio! E’ una questione di RIGORE!
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