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Javi Moreno: 32 miliardi di rimpianti

DiAlberto T.

Set 9, 2015
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javimoreno

Storie di abbagli di mercato: giocatori arrivati da campioni e ripartiti da bidoni. Ecco, Javi Moreno può forse essere considerato il “bidone” del mercato milanista per eccellenza. Nato in Spagna a Silla nel 1974, cresce calcisticamente nel Barcellona, fino ad arrivare al Barça B, senza mai debuttare in Liga con la squadra catalana. Soprannominato “el ratón” per i denti sporgenti, cerca di affermarsi come calciatore vestendo diverse maglie nelle serie minori spagnole, fino a quando gli si presenta la grande opportunità con la maglia dell’Alavés. Esordio in Liga ed in Coppa UEFA.

La stagione 2000-2001 per Javi Moreno rappresenta l’apice della carriera, indubbiamente. La vetrina della Coppa UEFA è quella in cui lo spagnolo si mette maggiormente in mostra, trascinando la “Cenerentola” della competizione fino alla finale. Lo score parla chiaro, 6 gol in 8 partite. Finale contro il Liverpool. Il sogno si trasforma rapidamente in incubo, sconfitta per 5-4 in finale e la coppa va ad Anfield. Sconfitta, sì, ma non per El ratón, che in finale segna 2 gol in 3 minuti ed attira le attenzioni delle big d’Europa. Il Milan bussa alla porta dell’Alavés: 32 miliardi e Javi Moreno sbarca a Milanello. Si diceva che Terim stravedesse per lui. Nel precampionato sembra convincere, segnando diversi gol, ma arrivano presto i primi mal di pancia. La prima partita di campionato coincide con una clamorosa panchina, qualcosa dev’essere andato storto. Sembra tornare tutto alla normalità quando debutta in UEFA con la maglia da titolare contro il Bate Borisov. Spreca gol a valanga, ma dopo diversi tentativi arriva finalmente il gol liberatorio del 2-0, segnato proprio dallo spagnolo di Silla. Inizio della favola rossonera? Credo proprio di no. Infatti, nei mesi successivi, si distingue solamente per uno scarso bottino di gol ed un atteggiamento lento, sciupone, irriverente e svogliato in campo.

Alla panchina di Terim subentra Carletto Ancelotti, ma la verve di Javi Moreno resta la medesima. Prestazioni imbarazzanti, panchine a non finire. I primi due gol in campionato arrivano finalmente contro il Venezia, squadra fanalino di coda della Serie A. Doppietta ed esultanza polemica sotto lo spicchio occupato dai tifosi milanisti. “Adesso non mi fischiate più?”, sembra voler dire il Ratón ai suoi supporters. Ma i primi gol in campionato non coincidono con la redenzione, anzi. Da lì a poco torna disponibile Inzaghi, a lungo fermo ai box, e lo spazio per Javi Moreno diminuisce sempre più. Stagione disastrosa, pochi gol e valigie pronte per il ritorno in Spagna. Sponda colchonera di Madrid, ma anche nella capitale risulta un flop totale. Nuovo giro, nuova corsa. Questa volta in terra inglese, al Bolton. Stagione del riscatto per Javi Moreno? No, altro disastro.

Così la carriera dello spagnolo procede per inerzia, nelle serie minori spagnole, senza mai lasciare davvero il segno, fino ad arrivare al ritiro dal calcio giocato nel 2011. La stagione magica con la maglia dell’Alavés fu solo un abbaglio in una carriera mai davvero sbocciata, lo stesso abbaglio che ha portato i dirigenti milanisti a sborsare 32 miliardi per il più grande bidone della storia rossonera.

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