Milanello e i maghi del pallone
Personalmente, non ho mai creduto ai cambi di allenatore, soprattutto in squadre della fascia del Milan. E’ una questione di coerenza nelle proprie scelte. Cambiare allenatore può aver un senso quando bisogna tentare di salvarsi, in quei contesti dove l’allenatore conta molto e può compensare ciò che il minore livello tecnico non garantisce. Ha un senso in serie B o in Lega Pro, può avere un senso in bassa classifica, ma nemmeno tanto, considerato cosa è successo al Carpi dove Castori è stato mandato via e poi richiamato, così come era accaduto al Sassuolo con Di Francesco. Poi c’è chi esagera come Zamparini : qualche volta gli va bene, il resto sempre male. Ma se proprio si deve cambiare, esiste un punto dell’anno dove è possibile farlo : la sosta Natalizia. Questo perché è accertato che un allenatore che subentra ha bisogno di un mese almeno per poter incidere sul tessuto connettivo della squadra, sia in termini di gioco che di preparazione e ciò è più semplice se si utilizza il periodo di interruzione invernale. Basta vedere le difficoltà di Montella, peraltro molto bravo, alla Sampdoria, che è subentrato a Zenga addirittura in novembre. Ce l’ha fatta, alla fine ma che fatica. L’allenatore subentrante inoltre deve sperare anche in un pizzico di fortuna : perché se infortuni e squalifiche gli sottraggono giocatori che lui intende come importanti per trasmettere le proprie idee, tutto si complica ulteriormente. Ma tant’è.
Ho atteso, per non dare giudizi frettolosi, che si giocassero almeno tre partite. E’ accaduto ciò che temevo. Inizialmente, c’è stata una reazione di tipo nervoso. Tutti si sono impegnati per dare il massimo, perché si sono sentiti coinvolti da quanto accaduto. Dopo di che, passata la scossa iniziale, le difficoltà che c’erano e che non potevano essere improvvisamente scomparse, si sono palesate ancora. Se con la gestione Mihajlovic c’erano degli scontenti, adesso ce ne saranno esattamente tanti quanti prima erano contenti. Ho sempre difeso Mastro Sinisa, seppure talvolta non mi sono trovato d’accordo con alcune sue scelte, ma ci sta. E non ho nulla contro Brocchi, che sarà certamente bravo e preparato. Entrambi sono vittime. Vittime della improvvisazione e della casualità. Mastro Sinisa aveva il diritto di terminare la stagione e di giocarsi la finale di Coppa. E di essere messo di fronte alle sue responsabilità, un minuto dopo il fischio finale. Adesso di chi è la colpa? Non di Mastro Sinisa che non c’è. E di Brocchi nemmeno, perché la squadra che ha preso non è la sua o comunque non è quella che vorrebbe. Va comunque detto che è difficile dire di no in occasioni del genere, anche se ci vorrebbe fegato e sangue freddo per chiedere qualche garanzia in più. Ora non possiamo fare altro che attendere l’esito degli eventi, confidando sullo spirito di gruppo e sull’attaccamento alla maglia, ammesso che esista ancora. Di Mago del pallone c’è ne fu uno solo negli anni ’60 : Helenio Herrera, ammesso che mai lo sia stato. Non si tratta più di tattica, di modulo, di trequartista o meno, non si inventa una squadra in sei settimane. Adesso è solo un problema di uomini. Chi ha gli attributi li tiri fuori, dopo di che dichiari se se ne va o rimane, ma lo dica prima che arrivi un altro allenatore, chiunque esso sia. Dal nostro punto di vista, non possiamo far altro che osservare, con quanta pazienza e fiducia non so dire. Sperando che non si torni indietro, perché di Zamparini ne basta uno solo.
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