Otto milioni di ansiose speranze
Sabato pomeriggio sui nostri schermi è andata in onda l’ennesima figuraccia, un’altra (la decima) sconfitta in campionato. Stavolta nemmeno gli applausi strappati dopo il match con la Juve per consolarci, ora solo critiche, delusioni, sospiri e tanta pazienza. Ci dicono che il mister ha bisogno di tempo, il progetto ha bisogno di tempo, Honda ha bisogno di tempo, e noi tifosi aspettiamo ancora, ansiosi di rivedere i bei tempi. Sicuri e convinti che cotanta pazienza prima o poi finirà, ci hanno assicurato che il passo falso di Udine è frutto solo del turn-over. Uno sciagurato quanto insensato turn-over oseremmo dire, per due motivi in particolar modo. In primo luogo in questo momento storico non possiamo permetterci di schierare in campo le cosiddette seconde linee. Una mediocrità agghiacciante e per di più proposta in una trasferta davvero dura come quella di Udine: il risultato di questo esperimento non poteva che essere una mesta sconfitta. In secondo luogo ci fa quasi sorridere la presunzione (e per di più ostentata) di snobbare gli impegni di campionato per rivolgerci a quelli di coppa. Il Milan di Sacchi poteva farlo, il Milan di Capello poteva farlo, il Milan di Ancelotti poteva farlo. Non questo. Onestamente le possibilità che l’Atletico ci riduca in un sol boccone sono davvero altissime, servirebbe un miracolo, un colpo di fortuna per uscire dal Calderon con più di un gol all’attivo e con una qualificazione in tasca.
Chiariamoci bene, domani sera saremo tutti in trepida attesa di questo miracolo, le nostre speranze di portare a casa la qualificazione saranno fortissime, e per di più il calcio è bello anche perché a volte questi miracoli accadono. Ma appunto, parliamo di un autentico miracolo in nome del quale abbiamo gettato alle ortiche un’altra giornata di campionato. Probabilmente il miraggio (simpatico quanto utopistico) di quei fantomatici otto milioni di euro di cui si parla tanto, vale molto più di un campionato vissuto tra lacrime e dolore.
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