Tempo di ̶s̶c̶o̶r̶i̶e̶ storie a lieto fine
Arnault e Ibrahimovic, praticamente non si parla d’altro e se di altro si parla, non è niente di confortante, Theo Hernandez a parte. Il periodo natalizio è da sempre tempo di fiabe a lieto fine, di neve candida che copre ogni macchia, di renne volanti e storie da raccontare ai bambini per farli fantasticare, sognare e desiderare un regalo.
Noi tifosi del Milan, che bambini (e ingenui) lo siamo ancora, a dire il vero di sorprese negli ultimi tempi ne abbiamo avute già troppe e quasi tutte brutte, da Bonucci a Higuain, da Yonghhong Li a Fassone, da Mirabelli a Leonardo, fino ad arrivare a Giampaolo e fermiamoci qui che è meglio. Però, siccome non può andare sempre male, continuiamo ad attendere la svolta positiva, pur constatando che la disperazione è grande, la pazienza è poca e la fretta è tanta. Le soluzioni sono sulla bocca di tutti, come se ognuno avesse la magica saggezza risolutrice in tasca. Come se fosse tutto molto semplice, perfino ovvio ma non compreso da chi adesso dirige il Milan.
Su Ibra dico solo questo: arriva (arriverebbe) al Milan con la prospettiva di fare bene (non di fare miracoli) dai 6 mesi ai 18 mesi, non di più. Questo non solo è possibile, ma per lui è anche un gioco da ragazzi. Andate a vedere cosa ha fatto Sergio Pellissier (classe ’79) nella stagione 2016-2017 con la maglia del Chievo. Nessuno chiede a Ibrahimovic di fare la differenza per 4 anni.
Senza sperare in altri regali, personalmente mi basterebbe che uno come Calhanoglu tirasse come Naingollan, che uno come Paquetà segnasse come Gosens, che uno come Piatek rendesse quanto Llorente, ma mi rendo conto che non è facile e per alcuni dei nostri forse è proprio impossibile. Eppure non chiedo la luna, proprio per questo continuo a sperarci. Come diceva qualcuno, è meglio essere ottimisti ed avere torto che essere pessimisti ed avere ragione.
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