Colpa di Inzaghi? Viaggio al centro di una crisi profonda
Inevitabile in questi giorni sentir parlare di Inzaghi e della sua capacità di allenare (e il passaggio del turno in Coppa Italia non ha per nulla calmato critiche o insofferenze). C’è chi addita alla sua incompetenza, alla sua inesperienza, i dolori di un’annata che ha tutti i presupposti per finire male, se non malissimo. C’è chi nonostante gli errori di Pippo, è comunque convinto della mediocrità del materiale a sua disposizione.
Nell’arco del breve periodo è innegabile che Inzaghi abbia delle colpe, ma allo stesso modo era impensabile ad inizio stagione che non ne commettesse. Perché ad esempio così poco spazio a Pazzini (di cui se ne parla tanto solo ora, solo dopo il gol al Sassuolo), che di gol ne ha sempre fatti? Perché non tentare la carta Montolivo in mezzo al campo e spostare De Jong mezz’ala? Usare poi Essien contro il Sassuolo in mancanza dell’olandese, fu un vero e proprio suicidio… Ma questi come altri pensiamo siano solo naturali errori che capitano comunque a tutti nell’arco di un’intera stagione. Nell’arco del breve periodo dobbiamo anche tener conto di una rosa comunque incompleta nella zona più delicata del campo: la mediana. Il solo Montolivo come giocatore di qualità non può certo bastare ad un intero reparto e per un’intera stagione, che sia regista o mezz’ala. E non può certo bastare una politica votata tutta al low cost, fatta di prestiti e di parametri zero: tale politica può andarti bene in rarissimi casi (vd. Menez o Diego Lopez), ma risulta un disastro a lungo termine.
E qui arriviamo alla nota dolens: il pensare a lungo termine. È solo in questo modo che possiamo far venire a galla tutti gli errori commessi da una dirigenza miope e in totale confusione. Appurato che il Lodo Mondadori ha di fatto chiuso il rubinetto Mediaset lasciando all’asciutto la vasca Milan, come è possibile che la stessa dirigenza che ci ha portato in cima al mondo, è magicamente crollata sotto i colpi dell’austerity, della mancanza di fondi validi? E l’emblema del disastro degli ultimi anni è stato senza dubbio l’insensato quanto ingrato allontanamento di Braida, forse il più grande ds italiano. Galliani si è trovato così solo (tralasciamo Barbara…) a far fronte ad una involuzione economica senza precedenti. E ha miseramente fallito. Ha tentato la strategia di un mercato a casaccio, fatto di occasioni dell’ultimo minuto, di giocatori ormai a fine carriera o di speranze mai sbocciate, senza minimamente riflettere su cosa servisse realmente a questa squadra. Accanto a tutto ciò aggiungiamoci un Berlusconi che (ahinoi) con gli anni sembra essere sempre più estraneo ai problemi della squadra e sempre più distaccato dalla realtà (i proclami a Milanello delle ultime settimane si collocano tra il deprimente e il ridicolo), e la frittata è fatta. Continuiamo a non capire perché non cedere a chi può e vuole investire sul Milan? E tale involuzione non sembra avere fine: mentre Barbara si fa in quattro nel cercare fondi un po’ qua un po’ là per il tanto sospirato stadio di proprietà, la società accumula un passivo di 70 mln circa. Per cui chiediamo a Galliani: cosa succederà se anche quest’anno il Milan non dovesse andare in Champions? Ipotesi non proprio fantascientifica, ci sembra…
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