Calcio e persone, qualità e pallone, uomini prima ancora che giocatori

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uomopensieroso

Per essere buoni calciatori (senza dover per forza essere fenomeni), servono tre cose:

1. qualità personali;

2. capacità individuali;

3. capacità collettive (saper operare insieme ed in maniera coordinata insieme ad altre persone che fanno la stessa cosa).

L’ideale sarebbe avere tutte e tre contemporaneamente. Se possiedi la 1 e la 2, è compito dell’allenatore darti o incrementare la terza. Se possiedi la 1 e la 3, la seconda la puoi migliorare col in lavoro quotidiano,ovviamente se il tuo livello di base non è sottoterra. Ma se possiedi la 2 e la 3, la 1 non te la può dare nessuno, perché appartiene a te,come essere umano, come persona, come soggetto vivente e pensante.

La 1 te la devi portare da fuori il campo, la devi acquisire a scuola, in famiglia, nella vita di tutti i giorni, nella crescita, nell’educazione. E la devi poi portare nel momento in cui inizi la scuola calcio, quando entri a far parte del settore giovanile. È nel tuo zaino, nella tua borsa insieme agli scarpini, agli indumenti da gioco. O ce l’hai o niente. Se sei scarso fuori del campo, non puoi pensare, mettendo la maglietta e i pantaloncini di essere bravo al momento del fischio di inizio della partita.

Non ho mai creduto a Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Siamo ciò che siamo, sempre. Detto ciò, ho l’impressione che il problema del Milan attuale sia questo: gente scarsa, magari tecnicamente valida, ma povera ed arida sotto l’aspetto umano. E non è un problema di adesso. Gattuso disse che questa squadra aveva bisogno di 3 o 4 innesti di qualità e personalità. Forse aveva ragione, da vecchio conoscitore del pallone. E lui, nel suo piccolo, pur con tute le limitazioni che gli venivano riconosciute, aveva lavorato su questo aspetto, psicologico, emotivo, mentale, motivazionale.

Sembriamo essere caduti in un buco nero di rassegnazione, di negatività, che forse si respira a pieni polmoni già al momento in cui si varca il cancello di Milanello. Altrimenti non si spiega come mai giocatori che altrove sembravano un’ira di Dio, messa la maglia rossonera si tramutano in miti agnellini sacrificali.

Osservate le facce dei “nostri” nel corso della partita. Tutti in attesa dell’inevitabile evento negativo. Sembrano tutti delle sogliole. Mai una espressione di rabbia, di cattiveria, mai una reazione, mai che traspaia da quelle pupille una scintilla. E non parlo di quando si tratta di protestare contro l’arbitro. In quel momento la frittata è fatta. Gente senza orgoglio, senza amor proprio, vorrei dire senza dignità. E la cosa si perpetua anche al momento della cessione. Bertolacci, Montolivo, Abate: sapete se qualcuno li ha ingaggiati?

Suso è stato di fatto messo sul mercato tutta l’estate, ma in realtà non c’è stata mai nessuna vera trattativa. Anche per Calhanoglu e Biglia è stato così. Hai voglia ad ascoltare Giampaolo. I Rodriguez, i Musacchio, i Kessie, che vediamo tutte le settimane chi volete che li acquisti. Forse regalati, allora sì.

L’unico che sembra essere appetibile, per tanti motivi, ma secondo me perché appare l’unico che sfugge a tale regola è Donnarumma. Purtroppo, è così, gli altri, vedono chi sta al Milan. Bravi, magari, ma incapaci di dare qualcosa in più della sola presenza. È qui a mio modo di vedere che deve esserci il cambiamento. Schemi, sistemi di gioco, moduli, diagonali, tagli e sovrapposizioni, allenatore: viene tutto dopo. È qui che bisogna “svoltare”, a costo di fare scelte impopolari (sono anni che lo scrivo…). E allora dentro i nuovi che almeno hanno qualcosa da conquistare e nulla da perdere perché non condividono nulla del passato, recente o meno che sia. E, per favore, almeno per un po’, piantiamola con le 7 Champions League.

In tutto ciò, la società? Muta. Il Dott. Scaroni vive di vita propria pensando allo stadio. Il Dott. Gazidis pensa al bilancio. Boban e Maldini, pensano, forse, ma a cosa non si sa perché parlano molto poco, per lo più a comunicati stampa. Perciò scrivono, non parlano. Il Milan, campione del Mondo della comunicazione, non comunica più. E alla squadra, al campo, alla partita, chi pensa?

Forse l’abbiamo dimenticato, ma domenica c’è Milan – Fiorentina.

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