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Donnarumma, è una storia un po’ complicata, è una storia sbagliata

DiMarco Bologna

Giu 29, 2017 #Donnarumma
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... è una storia da carabinieri, è una storia per parrucchieri, è una storia un po’ sputtanata, è una storia sbagliata … 

Sono parole di Fabrizio De Andrè in memoria dell’assassinio di Pier Paolo Pasolini. 

Nel caso Donnarumma non c’è né un assassinio, per fortuna, né un Pasolini, ma sempre di un caso intricato si tratta.

La faccenda per comprenderla bene va analizzata tenendo in debito conto gli aspetti psicologici, sociali, culturali e naturalmente economici che la compongono.

Mino Raiola, è procuratore di Gigio da quando il ragazzino approda al Milan all’età di 14 anni; una procura firmata dai genitori che ne facevano le veci. Si dice che fu la dirigenza del Milan nel 2013 a consigliare alla famiglia Donnarumma di avvalersi di Raiola, ma si dice altresì che fu indicato a Raiola questo promettentissimo giovane portiere da prendere nella sua scuderia, comunque siano andate le cose la sostanza non cambia; l’assistenza del potente procuratore sul ragazzino si realizza fin dal 2013.

Nel 2013 i rapporti fra Galliani e Raiola sono fitti e prolifici, basti ricordare che nel 2010 arriva Ibrahimovic dal Barcellona, nel 2013 arriva un Balotelli da rigenerare e tante altre operazioni più o meno rilevanti i due continuano ad intavolare prima, durante e dopo questi anni.

Raiola è procuratore notissimo, forse il più famoso del mondo insieme a Jorge Mendes. Raiola è uomo di scarsa istruzione e cultura, ma è carismatico, scaltro, intelligente, potente, ricchissimo, pragmatico, sottile, tagliente. Nelle trattative è duro e cinico soprattutto in quelle più complesse e danarose.

A tutto questo si aggiunga una cultura da capo clan. Lui è amico, fratello e padre, Lui ti assiste in tutto, ti protegge, organizza la tua vita e quella dei tuoi parenti se ne hanno bisogno, Lui c’è sempre, è centrale, puoi fidarti ciecamente, ti farà ottenere i massimi ingaggi, le migliori sistemazioni, la squadra che vuoi, conosce tutti, arriva dappertutto, insomma Lui può tutto. Naturalmente ad ogni assistito secondo le proprie capacità calcistiche e quindi le possibilità che il mercato offre. Ognuno porterà a casa il massimo del guadagno economico possibile, questo Lui te lo promette da subito e lo mantiene, sempre e per sempre.

Tutto bene dunque, no? Invece no, non tutto.

Perchè l’agente FIFA con residenza a Montecarlo, possa ottimizzare al massimo grado il lavoro per i suo “assistito” (e, naturalmente per sé stesso) ha bisogno che l’assistito gli consegni un pezzo di libertà personale. Per ottenere il massimo, Lui deve disporre di te, sempre e comunque. Devi essere suo. Il calciatore di Raiola deve rinunciare ad un pezzo della propria libertà personale. Ne è cosciente? Non lo so, ma sono portato a credere di no. É un rapporto che somiglia ai rapporti vigenti nelle organizzazioni mafiose? A me sembra di si, anche se non si verificano mai regolamenti di conti sanguinari. La cultura dell’italo-olandese ha quelle origini; interessi economici e rapporti personali si intrecciano, si aggrovigliano, si complicano, si allargano, si espandono.

Nella gestione del giovane Gigio, da Lui simpaticamente definito un “Modigliani”, qualcosa si è inceppato ed è venuto fuori quanto sopra descritto in tutta evidenza.

Il Milan aveva bisogno di Gigio, lo vedeva come bandiera del Club nei prossimi lustri, il ragazzo aveva, HA, la classe, la dolcezza, la purezza, l’ingenuità, la timidezza e la sicurezza nel proprio talento che hanno fatto innamorare da subito San Siro e milioni di tifosi milanisti. La nuova proprietà cinese ed i dirigenti milanisti hanno subito messo al centro del “progetto Milan” Gigio Donnarumma (Castellammare di Stabia 1999), giocatore in scadenza di contratto nel giugno 2018 ed hanno fatto l’unica cosa che potevano fare per trattenerlo: proporgli un contratto quinquennale a cifre altissime, fra i 4 e i 5 milioni di euro netti a stagione. Forse il calciatore diciottenne più pagato sul pianeta! In un mondo normale un contratto non rifiutabile.

Raiola, per la prima volta in tutta la sua vita di procuratore, si trova in difficoltà. Non sa come liberarsi da questa proposta e gli risulta difficile giustificare a Gigio e alla famiglia Donnarumma la volontà di rifiutare. Col buon senso un’offerta così non si rifiuta MAI. Si tenga presente poi che Gigio vuole fortemente rimanere al Milan coi suoi compagni, i suoi allenatori (Alfredo Magni su tutti), il “suo” stadio, i tifosi ed i bambini in curva Sud che gli hanno dedicato un coro personalizzato, il “suo” Milanello, i compagni con i quali sta crescendo, ecc. ecc.

Ma il Procuratore/Mediatore, che intravede la possibilità di ripetuti trasferimenti di Gigio con laute commissioni relative da incamerare ogni volta, è abituato da una vita a vincere prove muscolari e, anche se questa volta la materia è delicata, va diritto, si lascia guidare dalla sua indole, dal suo istinto; con me tutto e tutti si devono piegare, io comando sempre e comunque.

Rifiuta il contratto che gli propongono (senza per altro darne una logica spiegazione) e porta via il ragazzo. Stop. Fine della discussione.

Il Milan che non ha più niente da perdere o quasi, ribatte a muso duro: bene, Donnarumma resta con noi fino a fine contratto, Giugno 2018, da qui non si muove. Titolare, panchina, tribuna o Vismara lo vedremo….. Arrivederci

Anche noi abbiamo qualche muscolino…. si saranno detti Fassone e Mirabelli al termine dell’incontro di 20 minuti con Raiola a Casa Milan il 15 Giugno 2017 alle ore 17.30.

La situazione, da quel momento, a mio parere, si ribalta, all’angolo ora si trova Raiola che non può rischiare di tenere fermo un anno il portiere.

Gigio e la famiglia sanno che questa vicenda fa cadere sulla spalle dell’incolpevole ragazzo tutto il peso di un’orgogliosa, scellerata, incomprensibile presa di posizione. Difficile da far capire al mondo che si possano rifiutare a diciotto anni 4 o 5 milioni di euro netti di ingaggio annuo per giocare nel Milan, dove fra l’altro è cresciuto.

Starsene tranquillo nel suo ambiente ancora qualche anno e poi, se del caso, andare dove vuole per continuare una carriera dorata è la cosa più ovvia che esista.

Per la cronaca Gigio gioca nei giorni seguenti l’europeo U21 nettamente al di sotto delle sue enormi capacità. Per chi lo ha visto nelle 60 partite fin qui giocate in serie A non ha potuto non notare un volto preoccupato, impaurito, insicuro, triste. Fra i pali è lento e poco reattivo, la controfigura del grande portiere ammirato fino a ieri da tutti.

E’ da questo momento che forse affiora alla coscienza dei Donnarumma la consapevolezza di essere in qualche modo ostaggi del Raiola ed è la prima volta che al Raiola viene tolta l’etichetta di “benefattore” dei propri assistiti. In tanti ritengono che il caso gli sia sfuggito di mano, che lo ha gestito male, che ha sbagliato tutto.

Gigio e l’intera famiglia Donnarumma fanno capire che per loro il rinnovo proposto è da firmare, vogliono continuare nel Milan, poi si vedrà.

Mino Raiola è stato smascherato! Prima i suoi interessi, sempre, poi quelli degli altri.

Comunque andrà a finire questa vicenda il potere e l’aurea di imbattibilità del Raiola hanno subìto un colpo durissimo, a mio parere non rimarginabile.


Questa ricostruzione non si fonda su alcuna documentazione che ne comprovi la veridicità, si basa esclusivamente sul quadro psico-socio-culturale-economico degli attori coinvolti che il sottoscritto ha seguito sui media e sulla rete in questi mesi e rappresenta un assemblaggio di quanto già detto e scritto anche da altre note e autorevoli firme del calcio. E’ la ricostruzione di una storia sbagliata, la ricostruzione che mi sembra più vicina al vero.

 

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