Inzaghi il Ferguson del Milan: ma sarebbe davvero possibile?
In un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport mister Inzaghi parla apertamente del suo sogno: quello di restare per altri vent’anni sulla panchina del Milan. O meglio, secondo il nostro Pippo il presidente Berlusconi gli ha parlato di questa particolare promessa durante l’ultima sua visita a Milanello. Ma sarebbe davvero possibile nel calcio di oggi, e soprattutto: sarebbe davvero possibile nel Milan di oggi? Crediamo assolutamente di no, e per una serie di ragioni.
In primo luogo, quante volte abbiamo assistito a cucchiaiate di miele e zucchero del nostro caro presidente verso uno dei suoi dipendenti, verso un allenatore o verso determinati calciatori. Dolciumi presto rivelatisi illusori come bolle di sapone, scomparse nell’aria al primo soffio di vento (riferendoci alla nostra squadra al primo segnale di crisi). Tante volte abbiamo sentito promesse e dichiarazioni di fedeltà poi rimaste chiuse in flebili ricordi. Questo, badiamo bene, non solo nell’ambiente rossonero, ma in tutte le società, in particolar modo quelle italiane, dove nomi, vittorie (e sconfitte), campionati e risultati passano velocemente per dar spazio al presente, che esso sia positivo o negativo.
In secondo luogo, riferendoci sempre alla nostra amata squadra, probabilmente (anzi, con ogni certezza) stiamo vivendo il peggior momento dell’era Berlusconi, un’era costellata di trionfi, in Italia, in Europa e nel mondo. Ma in questi ultimi tempi solo di mediocri nomi che vanno e vengono, anonimi campionati di centro classifica e incertezze societarie. Oggi come oggi invece sembra che le cose siano cambiate: nonostante il Milan vesta i panni del dr. Jekyll e di mr. Hide (https://tempirossoneri.com/doppia-identita-milan/) e nonostante l’operato di mister Inzaghi non si discosti molto da quello di Seedorf (https://tempirossoneri.com/milan-inzaghi-perde-meta-delle-seedorf-i-punti-gli-stessi/), il gruppo ha finalmente raggiunto una certa compattezza, e a livello societario una comunione di intenti che non si vedeva da ormai troppo tempo. Badate bene però cari amici tifosi: nel mondo del calcio l’unico vero obiettivo è quello di un fatturato sempre più alto e di un bilancio perennemente in attivo. Nelle squadre-aziende non c’è più posto per affetto e sentimenti, e seppur dovessimo di tanto in tanto sentire spifferi provenienti dal cuore di chicchessia, non agitatevi: è solo polvere gettata in faccia a giornalisti e tifosi. Non dovesse il nostro Pippo raggiungere (e anche in breve tempo) i risultati sperati, diventerà anche lui un semplice nome da consegnare alla storia…
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