Tempi Rossoneri

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Ipocrisie, fallimenti e veleni: il Milan assomiglia a Dallas

DiNils

Mag 29, 2014
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sad1Intrighi, veleni, rivalità, lotte al potere. Sono soprattutto questi gli ingredienti del salatissimo piatto che da tempo i tifosi sono costretti a mangiare e al quale, purtroppo, non c’è ancora nessuna alternativa. I protagonisti sono soprattutto loro: presidenti, vicepresidenti, amministratori delegati, procuratori, ormai perfino gli avvocati sono più protagonisti dei calciatori del Milan. Sembra che in questi giorni un’intera equipe di esperti legali sia al lavoro per convincere Seedorf a rinunciare alla buonuscita di 10 milioni di euro, trovando ovvie resistenze da parte dell’olandese. Ma perchè mai dovrebbe trovare un accordo a cifre inferiori? Prenditeli tutti, Clarence, del resto non ti hanno mica trattato bene, soldi a parte. A proposito di soldi, che in questo campo regnano più che mai sovrani, Seedorf è sempre stato critico nei confronti del mondo del calcio. Nel 2008 in un’intervista a GQ disse che in fondo è come il mercato della carne. “Un pezzo di carne d’Argentina, che e’ buonissimo e richiestissimo, lo vendo in Italia, poi lo esporto in Spagna, in Inghilterra. Lo vendo dove mi fanno la miglior offerta. Non importa se dove lo mando sia il posto giusto per il suo talento: comandano solo i soldi. Non m’importa di seguirne l’ambientamento, di verificare se si integra, lo lascio solo al suo destino. Questa e’ la mentalita’ che regge il sistema calcio.” Verità lampanti. Invece alla domanda se ci fosse qualcosa dell’Italia che non gli piacesse, Seedorf rispose così: «Il fatto che nei posti di comando non ci siano abbastanza giovani. I più creativi e competenti, poi, se ne vanno all’estero. Se l’Italia non vuole rimanere indietro rispetto agli altri Paesi, deve investire su di loro». Queste ultime parole erano contenute in un’intervista concessa al settimanale Grazia, nell’aprile del 2010. Un discorso che potrebbe portarci lontano, ma noi lo restringiamo al Milan, che in quanto a persone anziane ai posti di potere, a errori clamorosi e a mancati investimenti, non è secondo a nessuno. Nel 2009 ricordiamo bene tutti come andò a finire con un altro ex centrocampista rossonero, quel Leonardo che a tratti aveva perfino entusiasmato con il suo calcio-fantasia e che tanto piaceva a Galliani e Berlusconi. Anche con lui il rapporto si chiuse con rancori e veleni a gogò. Inzaghi si ricordi di questo.

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