La Cina ha fame (anzi sete) di Milan

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Lo sapevate che il secondo cognome più diffuso a Milano è un cognome cinese? Un cognome di due sole lettere: Hu, secco e perentorio come un sì o un no. Proprio così. Se ci mettiamo anche l’avvento dell’indonesiano Eric Thohir, nuovo proprietario dell’Inter, sembra insomma che ci siano i segnali di una colonizzazione asiatica di cui siamo, se non vittime, spettatori non proprio tranquilli. E non sorprendiamoci se fra vent’anni avremo tutti gli occhi a mandorla. Scherzi a parte, in realtà la questione, più che demografica (i cinesi hanno molti meno cognomi di noi), è economica e se il mondo gira in una certa direzione, c’è ben poco da fare. Del resto le ultime previsioni parlano chiaro: l’economia cinese si appresta a scavalcare quella americana, al primo posto della classifica mondiale.

E che il Milan piace parecchio anche in Cina, già si sa. Se ne è parlato nei giorni scorsi e ne va di mezzo il futuro del club al quale siamo legati: Zong Quinghou, il secondo uomo più ricco della Cina e uno dei 100 uomini più ricchi del mondo, avrebbe addirittura già avviato la trattativa con i vertici rossoneri. Barbara Berlusconi si è affrettata a smentire tutto, come spesso accade in questi casi. Zong, 68 anni, è un self-made man capace di costruire un impero imprenditoriale provenendo da una modesta famiglia. E’ proprietario dell’azienda di bibite Hangzhou Wahaha group e si stima abbia un patrimonio di famiglia di 68 miliardi di yuan. Che sono soldi, non difensori dell’Inter.

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