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Le 5 tappe che hanno reso ridicolo il Milan

DiMirko

Mag 14, 2014 #Galliani, #Lady B., #Seedorf
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galliani e barbaraAnche quest’anno siamo giunti alla fine del campionato, e anche quest’anno abbiamo dovuto subire brutte sconfitte e amare umiliazioni cavalcando sempre l’onda delle illusioni. Illusioni che la società ha vergognosamente prodotto nascondendo un declino ormai noto a tutti. Tale declino (societario e tecnico) non è iniziato però quest’anno, ma ha radici lontane. Ripercorriamo insieme le tappe principali che ci hanno portato ad oggi.  

La trattativa Pato – Tevez  Galliani ha il sì di Tevez, e può così mettere il City con le spalle al muro. Intanto la voce Pato al Psg diviene sempre più realtà: con 25 mln si chiude. Galliani vola a Londra per concludere questo geniale intreccio e tutti contenti. All’improvviso arriva il no di Pato e la trattativa salta. In realtà il no di Pato equivale al no di Berlusconi che di fatto contraddice l’operato di Galliani, che rimane così solo tra lo sgomento e la critica di stampa e tifosi. Nessuno dimenticherà più la sua foto con Tevez e l’agente Joorabchian: è l’inizio del ridicolo in cui siamo sprofondati.  

La cessione di Ibra e Thiago Silva E’ l’estate del 2012. Dopo aver gettato alle ortiche il secondo scudetto consecutivo, arriva il momento del crollo tecnico di questa squadra. In un sol colpo, perdiamo tutti i grandi che hanno contribuito a vittorie e trofei. Parliamo di gente come Seedorf, Gattuso, Nesta, Zambrotta, Inzaghi, per non parlare di Pirlo già in passato regalato alla Juve per un pugno di mosche… Ma soprattutto ciò che fa più scalpore è la cessione di Ibra e Thiago Silva al Psg per una montagna di milioni. Da quel momento in campo ci sarà solo un’accozzaglia di mediocri calciatori che Galliani ha ancora il coraggio di chiamare Milan, sotto i famosi inni “siamo a posto così” e “siamo ultracompetitivi”. Il bilancio è salvo, siamo campioni nel Fair Play Finanziario, ma del vero Milan non si ravvisano più tracce…

La diatriba Galliani/Barbara Ultimi mesi del 2013. Barbara Berlusconi è in piena ascesa nella società, ma inevitabilmente dovrà fare i conti con il plenipotenziario Galliani. A Novembre arrivano aspre critiche all’ad a proposito della gestione economica del club: “i soldi ci sono ma vengono spesi male” le parole di BB. Pronte arrivano le dimissioni di Galliani che parla di “grave danno alla sua reputazione”. La guerra tra Galliani e BB continua a colpi di dichiarazioni alla stampa, fino a quando magicamente viene messo tutto a tacere dal presidente in persona: le dimissioni di Galliani vengono ritirate e si arriva ad una ridicola separazione dei poteri: l’uno si occuperà della parte sportiva, l’altra delle attività commerciali e pubblicitarie. La vecchia sana società Milan è ormai completamente distrutta per lasciare spazio alla lotta continua tra i due ad, tutto ciò mentre in campo la squadra è sull’orlo del baratro.  

Il benservito a Braida La ridicola divisione dei compiti in società non poteva non portare conseguenze ancora più ridicole. Insomma, qualcuno doveva pur pagare per gli scarsi risultati della squadra nelle ultime annate. Il bigliettino che viene estratto dal cilindro dice Ariedo Braida, il vero artefice di tutti i grandi acquisti dell’epopea Berlusconi, il braccio destro di Galliani per decenni interi. Improvvisamente viene messo alle strette e costretto ad andare via come fosse l’ultimo arrivato. Il degrado della società è ormai evidente anche alle pietre.

Il rapporto con Seedorf La gestione del rapporto con Seedorf è la ciliegina sulla torta, l’ennesima prova che il Milan come società ormai è morto da tempo. L’olandese viene caldamente invitato a lasciare il Botafogo, per intraprendere l’avventura di tecnico, dopo l’esonero di Allegri. Si dice sia il pupillo di Berlusconi in persona, seppure Galliani non straveda per lui: e dopo una miracolosa serie di vittorie consecutive, dopo aver trovato equilibrio e messo a posto la difesa, la società di fatto lo scarica, facendogli capire ben presto che a maggio finirà la sua avventura. Il mutismo di Berlusconi e i tentennamenti di Galliani sono segnali evidenti.

Si continua a parlare di programmazione e di futuro, ma l’anno prossimo si riparte con un nuovo tecnico e vecchie idee. Abbiamo l’impressione che queste tappe non siano per nulla finite…

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