Si-no, Se(s): un pò c’era da aspettarselo

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Siamo di fronte ad una situazione che può essere definita in tanti modi diversi (ridicola – paradossale – incredibile – pazzesca – allucinante – patetica). Io voglio definirla amara. Berlusconi aveva assicurato che avrebbe lasciato il Milan in buone mani. Gli ultimi (non) avvenimenti invece fanno pensare che voglia lasciarlo nelle mani di gente del tutto inaffidabile, che sul biglietto da visita non scrive nemmeno il nome e se ne sbatte dei tempi concordati. E meno male che Yonghong Li, presidente di Sino Europe Sports, aveva rassicurato  tutti dicendo che “SES ha raccolto una quantità di capitali superiore rispetto all’importo dell’investimento”. A quanto pare, fra qualche giorno Fininvest otterrà altri 100 milioni, di fatto un’altra rata, per prorogare la chiusura dell’affare al 31 marzo. Un altro mese di attesa, un’altra stazione di quello che sta diventando un calvario per ogni i tifoso del Milan.

Quando la speranza è affamata, alimenta ogni cosa, diceva qualcuno. E così avanti con orde di finanziatori, investitori, advisor, portavoce, rappresentanti, venditori di padelle e chi più ne ha più ne metta, molti personaggi dei quali forse solo in cerca di un pò di popolarità. Da mesi nel mondo Milan non si parla che di Ses e Sino, curiosi acronimi che contengono il se ipotetico, che non permette mai di dare nulla per scontato e, allo stesso tempo, l’affermazione e la negazione di una speranza, un sogno, un ritorno. Che forse non ci sarà mai.

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