Un campionato differente: equilibrato ma non avvincente
Dopo anni di stucchevole monotonia, siamo alle prese con una edizione apparentemente più equilibrata del massimo torneo nazionale. Eppure, a mio parere, ci sono ben poche note di merito da appuntare. Quali sono i temi caldi su cui si accende il dibattito? La capacità di dominio di una squadra? Macchè. L’Inter capolista ha vinto 8 partite su 12 di misura, la Juventus 9 su 11.
Decisivi sono spesso gli arbitraggi, i tocchi di mano più o meno evidenti, gli interventi o i non interventi del Var. Infatti è di quello che si parla più che altro. Ci si emoziona per un on field review più che per una bella azione conclusa con un bel gol. Gli spunti di gioco ci sono, ma non sono prominenti. Sparuti, scarsi come la maestria dei tecnici apparentemente più bravi e vincenti. Che a guardarli bene sono troppo accontentati, viziati da rose opulente e da lussuosi piatti pronti, ma lo stesso descritti come infallibili maestri di tattica e impareggiabili motivatori. Anzichè come collezionisti di facili allori.
Un campionato ricco di gol e spettacolare, dice qualcuno. Ma solo fino a un certo punto. Se il Sassuolo 14mo fa gli stessi gol della Juventus seconda in classifica, è una cosa positiva? O piuttosto evidenzia un livellamento (appiattimento) generale verso il basso? Se la capolista prende 13 gol e il Verona neopromosso – undicesimo in graduatoria – ne prende appena 4 in più cosa può significare? Squadre come quella di De Zerbi o come il Lecce di Liverani, per carità, potranno divertire gli spettatori allo stadio, attirare qualche complimento o simpatia, ma le caterve di gol generosamente incassati poi il sorriso te lo tolgono e la sagra del gol si rivela un’allegra abbuffata fine a se stessa e niente di più.
Un campionato che talvolta sembra un loop di situazioni già note. Le permanenti difficoltà delle genoane, la più o meno stazionaria posizione ai vertici della Juventus, le apparenti grandi ambizioni delle romane, insomma tipicissimi fatti di inizio campionato, conditi da qualche entusiasmo fuori stagione (Ribery, Cristiano Ronaldo, Buffon, Llorente). Il ricambio generazionale comunque c’è e forse è più evidente che nel recente passato. Da Esposito a Salcedo, da Castrovilli a Theo Hernandez, da Piatek a Tonali, da Di Lorenzo ad Elmas, e via proseguendo, i giovani premono, spingono e si fanno largo con successo, quando gli viene concessa qualche opportunità.
Un campionato purtroppo contraddistinto dai numerosi infortuni seri, fatto che se non è un segnale d’allarme è un segnale di iella. E dai numerosi (già 6) allenatori bruciati, scottati, delusi, impotenti, impietriti. Di Francesco, Giampaolo, Grosso, Corini, Andreazzoli, Tudor… E avanti il prossimo: la campana sta per suonare un’altra volta.
Un campionato nel complesso abbastanza mediocre, tanto che il Milan, nonostante una delle peggiori partenze della sua storia, può tranquillamente rientrare in lotta per il quarto posto, anche prima di quanto la maggior parte della gente pensi. E anche se siamo già quasi a Natale.
Ho esagerato? Forse un pò. Ma voi, vi state divertendo?
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