Un triste lampione nella nebbia
Stefano Pioli, nei suoi primi minuti di esperienza rossonera, fu chiamato a descrivere il modo in cui voleva plasmare il suo Milan. Disse che una delle caratteristiche maggiormente desiderate doveva essere la spregiudicatezza, cioè quella dote che porta a muoversi con agilità e disinvoltura, senza timori né vincoli, liberi da condizionamenti. Un senso di libertà strettamente connesso con la consapevolezza del proprio valore e con un pizzico di spavalderia che nella giovane età di solito c’è, specialmente se c’è il valore.
La spregiudicatezza, anche se forse Pioli la intendeva come atteggiamento di squadra, è esattamente il contrario di quello che da inizio campionato sta facendo vedere a livello personale Krzysztof Pjatek. Eppure lampi di spregiudicatezza li abbiamo visti proprio da parte sua, quando dirompeva con prepotenza di testa, in area di rigore, quando senza alcuna paura puntava ed eludeva la difesa di Koulibaly, nella partita contro il Napoli, nello scorso campionato. Già, lo scorso campionato, come a dire un’era geologica fa.
Il tempo scava solchi che diventano dei canyon insormontabili, acutizzando le differenze e facendo risaltare un contrasto che ha un che di beffardo. Per la prima volta in Serie A Krzysztof Piatek è rimasto senza segnare alcun gol per sei partite di fila: Roma, Spal, Lazio, Juventus, Napoli e infine Parma. “Sono nato pronto” – disse nel gennaio 2019, quando arrivò in rossonero. Ma era pronto anche a questo cambiamento di prestazioni? E’ pronto magari anche a reagire? Ce lo faccia sapere con i fatti.
Siamo quasi nel 2020, il mercato potrebbe portare novità clamorose, ma prima di arrivarci ci sono una manciata di partite importanti da giocare. Malgrado il trend negativo io mi auguro, e voglio sperare, che Piatek si renda conto della situazione (già dovrebbe averlo fatto) e faccia appello alle sue qualità tecniche, fisiche e soprattuto alle sue più intime qualità interiori per riscattarsi.
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